Finanza & Mercati

Subordinati e Npl, così l’aumento da 8,8 miliardi

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L’ANALISI

Subordinati e Npl, così l’aumento da 8,8 miliardi

(Reuters)
(Reuters)

Nel passaggio dal mercato allo Stato, l’aumento di capitale del Monte dei Paschi di Siena - ovvero la copertura del deficit di capitale necessaria per fronteggiare l’ipotetico scenario avverso dello stress test di questa banca che è ora solvente a tutti gli effetti - si è trasformato in una ricapitalizzazione precauzionale da 8,8 miliardi. Questo importo appare lievitato rispetto ai 5 miliardi di aumento nell’operazione “di mercato” ma in realtà gli 8,8 miliardi derivano da un modo diverso di valutare e realizzare le operazioni, quando a firma del mercato quando con un ruolo dominante dello Stato. La conversione forzosa delle obbligazioni subordinate entra in scena solo nella ricapitalizzazione precauzionale mentre nell’operazione di mercato era inizialmente assente poi solo volontaria. Per contro la cartolarizzazione dei non-performing loans, un pilastro dell’operazione di mercato, viene meno con l’ingresso dello Stato in quanto le sofferenze nella ricapitalizzazione precauzionale restano “in pancia” al Monte, svalutate e con il dovuto conseguente accantonamento di capitale: questo non toglie che in futuro il Monte non possa decidere di cedere il portafoglio dei Npl, ma il “buco” derivante dalla vendita dei crediti a un prezzo inferiore a quello di libro non avverrà più in quanto il ritocco del prezzo viene fatto ora in bilancio.

L’intervento pubblico, ampiamente regolamentato dalle norme europee sugli aiuti di Stato e dalla direttiva BRRD e dai requisiti prudenziali della vigilanza bancaria della Bce, si è dunque trovato in qualche modo costretto a fare i conti, e farsi carico, delle diversità nei due approcci - mercato e Stato - e fors’anche da una stretta aggiuntiva della Bce nel rafforzamento patrimoniale post-intervento pubblico: un giro di vite potrebbe trovare spiegazione nell’obiettivo di rendere l’ingresso dello Stato in una banca risolutivo oltrechè temporaneo.

Il percorso che porta agli 8,8 miliardi si articola in diverse tappe. Tutto parte dal Common Equity Tier 1 dell’8% , la soglia da raggiungere nello scenario avverso post stress test, definita dalla Bce e composta da un minimo regolamentare del 4,5% al quale si aggiunge il CCB (conservazione del capitale o capital conservation buffer) del 2,5% e un margine di sicurezza (aggiuntivo e considerato dalle autorità italiane discrezionale) dell’1%. Questa soglia dell’8% equivale a un fabbisogno di capitale di 6,3 miliardi. Questo importo è formato da due voci: 4,2 miliardi provenienti dal cosiddetto “burden sharing” e cioè dalla conversione forzosa del patrimonio di vigilanza AT1 (Additional Tier 1 capital) e delle obbligazioni subordinate e i rimanenti 2,1 miliardi a carico dello Stato.

L’intervento pubblico, tuttavia, è ben più elevato di 2,1 miliardi. E questo si spiega per due motivi. In primo luogo, l’applicazione del burden sharing (imposta dalla BRRD e dalle norme contro gli aiuti di Stato nel sistema bancario) azzera gli strumenti patrimoniali di minore qualità per cui per raggiungere il Total Capital Ratio dell’11,5% (che tiene conto dell’8% ma arriva a un minimo regolamentare del 10,5% al quale si aggiunge un 1% di buffer) è necessaria un’ulteriore iniezione di fondi propri pari a 2,5 miliardi, anche questi a carico dello Stato. Fin qui, l’intervento pubblico sale a 4,6 miliardi (2,1 + 2,5) ma a questo va aggiunto il ristoro dei sottoscrittori retail dell’obbligazione subordinata Upper Tier II 2008-2018 da 2,16 miliardi: se tutti i risparmiatori coinvolti dovessero accettare l’offerta del Monte e riconvertire le azioni ricevute con la conversione forzosa in obbligazioni senior, il Tesoro ha già fatto sapere che si farà carico di quei 2,16 miliardi di aumento di capitale ex-retail. Ecco allora che l’intervento dello Stato potrà arrivare fino a 6,7 miliardi, nello scenario più estremo.

La ricapitalizzazione precauzionale è molto diversa dall’operazione precedente con aumento di capitale a carico del mercato nel trattamento dei crediti deteriorati. Nell’operazione di mercato, i non-performing loans venivano ceduti con una cartolarizzazione: con questa formula, nelle varie tranches dei bond cartolarizzati erano incluse anche l’ equity piece, le senior mezzanine e le mezzanine, le prime due tipologie ricadevano sugli azionisti della banca, le mezzanine sul fonto Atlante. Il costo della cessione delle sofferenze di MPS nel progetto poi fallito è pari alla tranche junior destinata agli azionisti (1,6 miliardi), e 1 miliardo di aumento delle coperture delle sofferenze da cedere. A questi ammontari si sommava poi l’aumento del coverage delle sofferenze che sarebbero rimaste sul bilancio della banca (2,2 miliardi). La ricapitalizzazione precauzionale dunque non solo fronteggia l’eventuale deficit di capitale nell’ipotesi peggiore dello scenario avverso dello stress test ma in aggiunta svaluta nei libri il portafoglio dei NPLs e aumenta il capitale per coprire questa differenza di prezzo, anticipando i costi di un’eventuale cessione delle sofferenze con cartolarizzazione oppure a terzi.

Fonti vicine all’operazione, infine, fanno presente che il calcolo del fabbisogno in caso di aumento di capitale con ricorso al mercato è basato su dati attuali, post cessione integrale delle sofferenze e adeguamento dei coverage dei rimanenti Npl, mentre il calcolo del fabbisogno nella ricapitalizzazione precauzionale con intervento pubblico è basato su “dati prospettici” dello stress test, con soglie-obiettivo dei ratios specifiche e in aggiunta include gli effetti della conversione delle obbligazioni subordinate.

L’intervento dello Stato, che in questa operazione di sostegno al Monte dei paschi di Siena può raggiungere quota 6,7 miliardi, è tuttavia temporaneo, come stabilisce la direttiva BRRD sul risamanento e risoluzione delle banche: a cominciare dalle risorse immesse dallo Stato a copertura della conversione forzosa dei prestiti subordinati (2,5 miliardi) che potrebbero essere successivamente coperte con una nuova emissione di bond subordinati.

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