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Banche, pubblicare i nomi dei debitori insolventi? Sì se si tratta…

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il garante della privacy

Banche, pubblicare i nomi dei debitori insolventi? Sì se si tratta di aziende. Mps apre

Sull'auspicio del presidente dell'Abi Antonio Patuelli di rendere pubblici i nomi dei primi cento debitori colpevoli del fallimento delle loro banche o di avere
costretto lo Stato e i risparmiatori a intervenire per salvarle, arriva il chiarimento del Garante per la Privacy Antonello Soro che distingue le imprese
dai cittadini. «La maggior parte dei “debitori colpevoli” - spiega Soro - in
quanto presumibilmente persone giuridiche, non gode più dal 2011 di alcuna tutela, almeno sotto il profilo privacy. Diverso è il caso - ragionevolmente residuale - che a ricevere quei prestiti siano state persone fisiche. In proposito la legge - in primo luogo attraverso il segreto bancario - tutela la legittima aspettativa di riservatezza, che ciascuno deve poter avere nel momento in cui richiede ed ottiene un prestito. Nell’ipotesi in cui si volesse derogare a questa legittima aspettativa, un’eventuale modifica legislativa non dovrebbe comunque
contrastare con la disciplina europea a tutela della riservatezza e dovrebbe circoscrivere adeguatamente l'eccezionalità dei presupposti per determinare la deroga».

Sulla proposta di Patuelli si registra un’apertura anche dalla stessa Mps: secondo fonti della banca interpellate dall’agenzia Ansa, c’è la disponibilità a fornire la lista dei principali debitori insolventi se venissero superati dei vincoli di tipo normativo che al momento non lo consentono.

La proposta
Rendere pubblici i nomi dei debitori insolventi delle banche che sono state salvate? «Un bel segnale di moralizzazione che va raccolto e approfondito». Il sottosegretario al ministero dell’Economia, Pier Paolo Baretta, replica così alla proposta lanciata dal presidente dell’Abi, Antonio Patuelli, che in un’intervista rilascita al Mattino aveva detto: «Io chiedo a titolo personale che vengano resi noti i primi cento debitori insolventi delle banche che sono state salvate. E per farlo, penso al varo di una norma di legge sia per le banche risolute sia per quelle preventivamente salvate dallo Stato».

“Un bel segnale di moralizzazione che va raccolto e approfondito”

Pier Paolo Baretta, sottosegretario al Mef, sulla proposta di Patuelli 

«Il fatto che sia il presidente dell' Associazione tra le banche italiane ad avanzare l' idea di rendere pubblici i nomi dei primi cento debitori colpevoli del fallimento delle loro banche o di avere costretto lo Stato e i risparmiatori a intervenire per salvarle dalla risoluzione - prosegue Baretta - è sicuramente un bel segnale di moralizzazione che va raccolto e approfondito. Nel settore bancario molta gente, molte famiglie hanno pagato prezzi rilevantissimi in questi anni. Mi pare eticamente giusto proporre che siano noti i nomi di chi ha contribuito a creare questa situazione. La proposta non è di facile realizzazione - aggiunge tuttavia - perché un intervento legislativo agirebbe direttamente su una situazione di mercato e la cosa potrebbe creare più di un dubbio. Il tema posto da Patuelli, però, merita di essere affrontato anche perché non c’è solo l' elenco degli investitori da rendere eventualmente pubblico ma anche quello degli amministratori che hanno delle responsabilità per avere condotto le loro banche in questi anni e averle gestite spesso in modo tale da danneggiare i risparmiatori. In questa fase serve prudenza - conclude -. Si parla del decreto salva-banche come possibile opportunità per mettere nero su bianco. Il decreto inizierà il suo iter in questi giorni e avrà i suoi tempi per essere approvato. Non c'è al momento alcuna decisione sui nomi dei debitori colpevoli. La discussione del resto sarà fatta in Parlamento dove c’è già la proposta di istituire una commissione d' indagine sullo stesso argomento che noi pensiamo possa essere decisiva per accrescere la trasparenza e la chiarezza sull’operato delle banche. Vorrei ricordare che parliamo di commissione d' indagine e non di inchiesta per non invadere il compito della magistratura cui sono appunto delegate le inchieste sul fallimento degli istituti di credito».

Quanto alle modalità Patuelli aveva infatti spiegato che: « Bisognerebbe fare un’eccezione alle attuali regole della privacy proprio alla luce del fatto che si tratta di banche nelle quali sul piano della risoluzione o del salvataggio preventivo è intervenuto lo Stato o le altre banche e i risparmiatori».

«Una norma come quella proposta - aveva proseguito il presidente dell’Abi - farebbe più chiarezza e contribuirebbe anche a evidenziare più facilmente i casi di violazione di una norma che si chiama mendacio bancario, attualmente vigente, e che si verifica quando qualcuno prende in prestito dei quattrini raccontando cose false alla banca a cui li chiede in prestito. La legittimità di questa semplice norma, che può essere anche un emendamento, deriva eticamente dal fatto che se lo Stato decide di fare un intervento preventivo, vi può essere un’eccezione alla regola della privacy. Lo stesso avrebbe valore nel caso in cui, come avvenuto con il provvedimento del 22 novembre 2015, lo Stato ha deliberato di procedere con la risoluzione per le quattro banche in crisi. In quel caso ha costretto i risparmiatori da un lato e tutte le altre banche italiane dall'altro a sacrifici. Per me è eticamente giusto che si vedano quali sono stati almeno i principali debitori insolventi».

“Serve un’eccezione alle attuali regole della privacy”

Antonio Patuelli, presidente Abi 

Sulla proposta di Patuelli, tra le forze politiche, è intervenuta la Lega Nord. «Alla riapertura delle Camere - ha spiegato il presidente del Carroccio alla Camera Massimiliano Fedriga - presenteremo una proposta di legge e tutti gli emendamenti necessari per rendere pubblici i grandi debitori insolventi delle banche. È un progetto che abbiamo sempre sostenuto perché è giusto che siano noti i nomi di chi ha sottratto soldi ai risparmiatori. Siamo ancora più convinti della nostra tesi e la porteremo avanti: abbiamo ascoltato con piacere le dichiarazioni del presidente dell'Abi Antonio Patuelli che avvalora la nostra posizione, al contrario degli ultimi governi che l'hanno invece sempre rifiutata e criticata. Magari ora cambieranno idea così come accaduto sull'immigrazione».

E sulla proposta ha espresso una valutazione positiva anche il sindacato. A parlare è il segretario generale della Fabi, Lando Maria Sileoni. « Da anni - dice la Fabi ha evidenziato che il 78% dei prestiti trasformatisi in sofferenze (186.729 miliardi a settembre 2016, vedi tabella allegata) sono stati deliberati dai vertici degli istituti di credito, ossia dalle direzioni generali, dai consigli di amministrazione e dai consigli di gestione. In molti casi, soprattutto nelle banche attualmente in difficoltà, si tratta di veri e propri crediti deteriorati frutto di prestiti agli “amici degli amici”, che vengono poi scaricati, nei piani industriali, sui lavoratori in termini di recupero dei costi e di riduzione ed esuberi del personale. Riteniamo, pertanto, di grande utilità e di grande trasparenza l'iniziativa del Presidente dell'Abi Patuelli, che chiede una legge per rendere pubblici i nomi dei debitori insolventi nelle banche oggetto di salvataggio statale.

Per Sileoni inoltre «sarà utile poi accertare eventuali collegamenti tra i grandi debitori e i vertici degli istituti bancari falliti o in crisi e tutte le raccomandazioni provenienti dalla politica locale e nazionale che hanno reso possibile la concessione di crediti a questi soggetti. Più che una commissione d'inchiesta sul settore bancario, servirebbe una commissione d'inchiesta, costituita da personaggi super partes, per verificare e approfondire come vengono sistematicamente compiute le scelte per le nomine nei consigli di amministrazione e di gestione degli istituti di credito».

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