Enel lancia il primo bond dell’era Starace e, in linea con la policy della casa, non può trattarsi che di un’emissione green, ovvero destinata a investitori (e a investimenti) focalizzati su tutela ambientale e risparmio energetico. L’operazione, come era da aspettarsi, si è chiusa con successo. Collocato un bond da 1,25 miliardi (rispetto a un’ipotesi di 500 milioni) a fronte di una richiesta fino a 3 miliardi, e prezzato con una cedola dell’1,137% (scadenza 2024), sicuramente molto più conveniente per l’azienda elettrica rispetto ai bond tradizionali in circolazione sul mercato, che oggi pagano rendimenti tra il 4 e il 5 per cento. In occasione del piano industriale presentato a novembre a Londra, la società aveva annunciato l’intenzione di lanciare un programma obbligazionario “verde” fino a 12,4 miliardi, di pari passo con il rifinanziamento di emissioni che andranno a scadenza nel periodo per un valore equivalente. Contestualmente è stato annunciato il raggiungimento di un livello sostenibile del debito lordo, giunto a quota 49 miliardi rispetto ai circa 57 miliardi rilevati nel 2014 dalla precedente gestione. In questi tre anni la società ha usato la cassa generata per rimborsare bond in scadenza, per azioni di riacquisto di bond sul mercato o di swap con emissioni a scadenza più lunga e con rendimenti più bassi (al suo insediamento l’ad Francesco Starace aveva annunciato la sospensione delle emissioni, perchè Enel allora era una sorta di «bondificio»). L’operazione sinora aveva consentito risparmi per circa 300 milioni di euro di oneri sul debito. Altrettanto si punta a fare nel prossimo triennio, questa volta però approfittando della stagione di tassi bassi, per sostituire emissioni tradizionali con bond green meno onerosi. L’operazione non è però un semplice rifinanziamento. Quest’anno andranno in scadenza bond per 4,4 miliardi: l’azienda userà la cassa generata per rimborsarli, mentre impiegherà i fondi dei bond per finanziare progetti rinnovabili, in Sudamerica, Sudafrica e Indonesia. Ma, in prospettiva, anche potrebbero essere finanziati anche progetti per la digitalizzazione delle reti e la sostituzione dei contatori digitali con quelli di nuova generazione (c’è una connessione sempre più evidente tra la maggiore intelligenza della rete e la possibilità di immettervi maggiore energia prodotta da fonti rinnovabili). L’operazione è stata guidata da un sindacato di banche che ha visto coinvolti, in qualità di joint-bookrunners, Banca Imi, BofA Merrill Lynch, Credit Agricole, Citi, Deutsche Bank, Hsbc, JP Morgan, Mizuho, Natixis,Smbc Nikko, UniCredit .
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