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Intesa-Generali, il valore di un progetto industriale

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L'Editoriale|l’editoriale

Intesa-Generali, il valore di un progetto industriale

L’idea di costruire un grande polo finanziario italiano, che si confronti con le dimensioni dei colossi europei nei due settori cruciali dell’erogazione del credito e della gestione del risparmio, va avanti da anni senza avere prodotto risultati comparabili rispetto ai grandi player finanziari di Germania, Francia, Spagna e Olanda. In Italia restano quattro grandi poli finanziari di rilievo nazionale: Intesa Sanpaolo, UniCredit, Generali, UnipolSai.

Negli ultimi giorni sta prendendo consistenza l’ipotesi di un’aggregazione tra i due pesi massimi del sistema: Intesa Sanpaolo e Generali. Si vedrà nei prossimi giorni se l’ipotesi diventerà un progetto concreto. Ma la partita in gioco è più industriale che finanziaria e andrà giocata e giudicata secondo queste regole. Se il numero uno di Intesa Sanpaolo Carlo Messina deciderà di intervenire su Generali, non c’è motivo di dubitare che lo farà assecondando le attese degli investitori e del mercato, avviando un’operazione che indubbiamente ha anche risvolti positivi per il sistema Paese. È indubbio che lasciare andare all’estero la «testa» anche di uno solo di questi giganti della finanza, potrebbe avere gravi conseguenze per l’economia reale (e in prospettiva dei titoli del debito pubblico) del Paese che, in attesa del decollo di un efficente mercato unico dei capitali, dipende in gran parte dal credito e dagli investimenti delle grandi banche e delle grandi assicurazioni.

La tutela dell’italianità delle grandi istituzioni finanziarie, certamente auspicate anche dal Governo e dalle Autorità, non devono in alcun modo trasformarsi in dirigismo. Ma non possono neanche essere pregiudizialmente contrastate, se basate su validi progetti industriali. Dalle assicurazioni (Generali Italia e Intesa Vita) alla gestione del risparmio (Banca Generali, Eurizon, Banca Fideuram), i possibili spazi di collaborazione tra Intesa e Generali sono enormi.

L’ipotesi di intervento di Intesa su Generali ieri ha determinato una reazione «anti scalata» e difensiva da parte della compagnia di Trieste e dei suoi principali azionisti guidati da Mediobanca. Una prova muscolare che per il momento appare più come un sintomo di debolezza che di forza. Reazione che non si era vista quando per mesi i francesi di Axa hanno accarezzato, forse senza mai abbandonarla, l’idea di un’avanzata su Generali. Può darsi che in questo caso si tratti di un tentativo (anche legittimo) dei vertici e del board della compagnia italiana di alzare il prezzo, in caso di offerta da parte di Intesa. Giusto valutare gli interessi di tutti gli azionisti, altrettanto giusto valutare tutti i progetti industriali che dovessero essere proposti ai soci.

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