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In Europa (e Italia) acquisti record di petrolio dall’Iran

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In Europa (e Italia) acquisti record di petrolio dall’Iran

L’Europa ha ricominciato ad acquistare petrolio dall’Iran a ritmi che non si vedevano da prima delle sanzioni. Secondo statistiche appena diffuse da Teheran in dicembre hanno raggiunto il continente 767mila barili al giorno di greggio iraniano, con Turchia e Italia in testa alla classifica degli acquirenti, con 190mila bg ciascuna, seguite da Spagna e Grecia - altri due clienti di vecchia data, come il nostro Paese – con 97mila bg a testa.

Verso l’Unione europea il flusso di spedizioni si sarebbe ulteriormente ingrossato questo mese, raggiungendo una media di 622.581 bg , un record da novembre 2011, secondo stime di Bloomberg basate su dati Ue e sistemi di monitoraggio dei carichi marittimi. Non solo. Per la prima volta dalla fine dell’embargo, decretata un anno fa, il greggio viene trasportato in Europa anche a bordo di petroliere battenti bandiera iraniana.

La Huge e la Snow, due Vlcc (Very large crude carriers) della National Iranian Tanker Co. (Nitc), capaci di trasportare 2 milioni di barili di greggio ciascuna, dovrebbero arrivare a giorni nel terminal olandese di Rotterdam, uno dei principali hub di raffinazione europei.

La settimana scorsa Sirus Kianersi, managing director della Nitc, aveva annunciato l’attracco in Europa, nel porto spagnolo di Algeciras, del primo tanker iraniano dopo la fine delle sanzioni, un ritorno consentito dalla «soluzione dei problemi di assicurazione, classificazione, bandiera e certificazione internazionale delle navi iraniane».

L’aspetto più difficile da risolvere era la riassicurazione dei carichi. Gli Stati Uniti, a differenza della Ue, non hanno infatti rimosso le sanzioni contro Teheran, ma la presenza americana è massiccia nei P&I Clubs (Protection & Indemnity Clubs). Per ovviare all’inconveniente nei mesi scorsi era stata concordata con Washington una soluzione ad interim, che però consentiva una copertura massima per i carichi di appena 830 milioni di dollari, non sufficiente a rassicurare la maggior parte degli acquirenti.

La svolta è avvenuta nei giorni scorsi: il Gruppo internazionale dei P&I Club ha trovato il modo di escludere riassicuratori domiciliati negli Usa dal programma 2017. È stato lo stesso segretario del Gruppo, Andrew Bardot, a comunicarlo alla Reuters, specificando che i nuovi accordi saranno in vigore dal 20 febbraio.

Sia pure a bordo di petroliere straniere, il greggio iraniano sta è comunque già tornato da qualche mese sui mercati europei, con acquisti da parte di clienti vecchi e nuovi (ad esempio la Polonia).

I barili di Teheran hanno rifatto capolino dallo scorso luglio anche nelle statistiche dell’Unione petrolifera: i dati (che si fermano a ottobre 2016) mostrano un picco di 418.800 tonnellate a settembre, ossia 102.326 bg. Fino al 2011 l’Iran, con 180-200mila bg, era responsabile di oltre il 10% delle nostre forniture dall’estero.

Tra i destinatari oggi come allora c’è anche l’Eni, che è tornata a ricevere greggio dall’Iran a risarcimento dei crediti che vanta col paese. Teheran sostiene di aver siglato un nuovo contratto di fornitura anche con Saras.

Il successo delle vendite dimostra che l’Iran sta riuscendo ad approfittare delle concessioni strappate all’Opec. Mentre gli altri membri del gruppo (a parte Libia e Nigeria, esentati) stanno tagliando la produzione, insieme alla Russia e ad altri 10 Paesi non Opec, Teheran ha ottenuto di poter aumentare l’output di 90mila bg in media nei prossimi sei mesi, partendo da una base di 3,71 milioni di bg.

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