Parte domani l’operazione di collocamento sul mercato istituzionale delle obbligazioni di Banca Popolare di Vicenza garantite dallo Stato ed emesse lo scorso 3 febbraio – per ora sottoscritte interamente dalla banca. L’istituto veneto ha dato mandato a Banca Imi e Morgan Stanley. Si tratta di 3 miliardi di euro nominali, cedola 0,5%, con scadenza al 3 febbraio 2020 (IT0005238859). In considerazione della garanzia diretta dello Stato, il giudizio di rating all’emissione obbligazionaria è allineato a quello della Repubblica Italiana (BBB+). Presumibilmente, tra qualche giorno scatterà il collocamento anche per i bond emessi da Veneto Banca: due distinti prodotti, per un importo complessivo di 3,5 miliardi di euro, il primo a scadenza 2 febbraio 2019, cedola 0,4%, nominale per 1,75 miliardi (IT0005239527); il secondo a scadenza 2 febbraio 2020, cedola 0,5%, per altri 1,75 miliardi (IT0005239535).
Il collocamento dei bond, reso possibile dopo che a gennaio le due banche venete hanno ricevuto il via libera dalla Commissione europea alla richiesta di accedere alle misure di sostegno della liquidità e ottenere così la possibilità di emettere ulteriori passività garantite dallo Stato, è un importante banco di prova: si vedrà subito se il mercato risponde bene e se, quindi, mostrerà fiducia nella Popolare di Vicenza e nel progetto di risanamento che sta portando avanti, in parallelo all’istituto di Montebelluna e in vista della fusione con la stessa. Sulla bontà dello strumento interviene il sottosegretario all’Economia, tra i padri del decreto Salvarisparmio appena trasformato in legge, Pier Paolo Baretta: «Se il risparmiatore non risponde bene perde una occasione - dice - perché si tratta di un bond garantito dallo Stato, quindi il rischio è condiviso».
Il collocamento obbligazionario apre un’altra settimana importante per le due banche venete, in attesa del responso della Bce sul piano di fusione che è stato inviato a Francoforte alcuni giorni fa e da cui dovrebbe emergere l’indicazione del reale fabbisogno di capitale necessario al rilancio degli istituti - si parla di circa 5 miliardi dieuro. Dopo l’indicazione della Bce, si valuterà se chiedere o meno - e in che misura - l’ingresso dello Stato, che, dopo l’intervento di garanzia, potrebbe entrare anche nella ricapitalizzazione: o con due interventi distinti prima della fusione, oppure dopo la fusione, come strumento per attuare gli obiettivi del piano industriale. Ci sono le condizioni perché lo Stato non entri in maggioranza, Baretta ne è convinto: «La crisi di queste due banche è soprattutto reputazionale, di fiducia. Sono banche che possono essere rilanciate ma ci vuole un intervento deciso del mondo imprenditoriale veneto, che ha delle responsabilità». L’appello è ai capitali del territorio: «Il fatto che lo Stato sia disposto a intervenire non sia un alibi - ancora Baretta -. Quando lo Stato cesserà la sua funzione temporanea e precauzionale, è auspicabile una compresenza di capitalismo, anche per impedire l’ingresso di fondi esteri e mantenere la nuova banca sul territorio».
Intanto, in attesa, a marzo, dell’approvazione dei bilanci 2016 (si parla di un rosso complessivo attorno ai 2 miliardi), va avanti l’altro grande banco di prova per le due ex popolari, ovvero la partita dei rimborsi ai vecchi soci. L’offerta transattiva, che risarcisce, in parte, gli azionisti azzerati in cambio della rinuncia ai contenziosi con la banca, ha raccolto finora circa il 30% delle adesioni, sia a Vicenza che a Montebelluna. Percentuale ancora lontana da quell’80% del totale risparmiatori individuati, cioé 169mila, definito come target ineludibile per allontanare il rischio contenziosi e per il rilancio delle banche. E già si sta lavorando alla definizione di uno strumento simile al warrant da proporre ulteriormente ai risparmiatori. Mentre, per quanto riguarda la Popolare di Vicenza, vanno avanti le trattative con le imprese coinvolte in contenziosi relativi alle operazioni baciate e le procedure di risarcimento dei soci, circa 500, scavalcati nella vendita delle azioni.
L’appuntamento con la fusione, e l’aumento di capitale, è previsto entro settembre, ha annunciato l’ad della Vicenza Fabrizio Viola; subito dopo si procederà alla cessione degli Npl. Nel frattempo si procederà anche con la vendita di asset come Bim, le quote di Arca sgr, Sec.
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