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Quando è in gioco l’impresa di famiglia

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Quando è in gioco l’impresa di famiglia

Se la famiglia è allargata, il patrimonio cospicuo e magari in mezzo c’è un’impresa, pianficare in anticipo la successione con l’aiuto di un professionista può fare una grande differenza. Anche perché quando in ballo ci sono cifre o beni di una certa entità non è più solo una questione di “risparmio” fiscale. Spesso una scarsa cultura di impresa protesa al passaggio generazionale, unita a possibili ripercussioni dovute a eventi normali e/o straordinari (dai litigi familiari alla scomparsa prematura del capofamiglia) possono far saltare imprese centenarie. Le soluzioni vanno trovate facendo riferimento tanto al diritto di impresa quanto a quello di famiglia. «Nel passaggio di testimone di un’azienda se c’è accordo tra più eredi si può ricorrere al patto di famiglia», suggerisce Arrigo Roveda, presidente del Consiglio notarile di Milano. «In quel caso gli altri eredi che concorrono alla legittima (coniuge e altri figli) andranno ricompensati diversamente (altre proprietà immobiliari, titoli eccetera)». In questo caso il primo passo è individuare all’interno della famiglia il volere dei componenti. Poi, perché l’impresa resti integra, è bene non frazionarla, affidando solo a uno, possibilmente l'erede più capace, la guida dell’azienda.

«Ma se manca l’accordo», aggiunge Roveda, «oppure non è ancora chiaro chi tra i figli/nipoti avrà le effettive competenze per guidare l’impresa, consiglio di ricorrere al testamento, uno strumento revocabile e quindi più flessibile di altri». Come spiega Roveda, se ci sono più figli nati da unioni diverse i diritti tra chi è nato in matrimonio e chi fuori sono identici «quello che cambia per gli eredi è l’eventuale alleanza del coniuge», aggiunge Roveda. «Per esempio, se ci sono due figli nati da un matrimonio con vincolo ancora in essere, e due da un’unione, è chiaro che i primi due figli possono contare sull’appoggio della madre che con loro concorre alla legittima. Se invece c’è stato divorzio la posizione dei quattro figli è identica». Il diritto di famiglia sul fronte successorio non lascia molto spazio in fatto di successione: la quota di legittima è la più alta in Europa, solo un quarto del patrimonio è libero, il resto è riservato. L’unica novità è stato il “Patto di famiglia” che però prevede paletti troppo rigidi. Richiede che ci sia almeno un’unione registrata. Se la donazione non è tombale, da un punto di vista civilistico anche le polizze Vita non risolvono certe questioni. «Sono strumenti fiscalmente efficienti», aggiunge Roveda, «ma non consentono di favorire alcuni eredi più di altri da un punto di vista sostanziale perché quando si apre la successione i premi percepiti in vita oppure il capitale andato al beneficiario va conteggiato nel computo generale della legittima e quindi con esso compensato». Solo per la parte “libera” da legittima il disponente può favorire chi vuole.

Anche gli esperti della Fiduciaria di Banca Generali hanno suggerito di ricorrere al testamento agli eredi di una nota famiglia di imprenditori nel campo della moda. Alla morte del padre, i tre figli avrebbero ereditato un cospicuo patrimonio composto da attività finanziarie (oltre 10 milioni), immobili e oltre 300 opere d’arte di diversa natura. «Si è agito su più livelli», spiega Sonia Deho a capo della Fiduciaria, «utilizzando per la parte mobiliare i principali strumenti di mercato (polizze, titoli) e per quella immobiliare la trasformazione/allocazione degli asset immobiliari nel rispetto della volontà del cliente. Le opere d’arte, una volta valutate, sono state divise in tre lotti di uguale valore. È stato elaborato un piano pluriennale di manutenzione, restauro e valorizzazione presso alcuni musei internazionali».

Secondo gli esperti, però, talvolta il testamento non basta quando si interviene sul governo dell’azienda familiare. In alcuni casi si può ricorrere a veicoli societari (società in accomandita per azioni o società semplici), in cui al momento dell’intestazione delle quote, (per esempio una Srl), si pongono dei vincoli. È il caso del nonno che voglia lasciare la guida dell’azienda a un nipote perché lo ritiene più capace del figlio. In questo caso la cessione delle quote viene fatta ponendo il vincolo che sia il nipote a gestire per un certo numero di anni l’azienda di famiglia oppure se questi è un minore viene nominato un terzo, mantenendo al figlio il diritto di percepire gli utili. Se si vogliono blindare alcune situazioni c’è pure l’istituto del trust con tutti i limiti e le attenzioni del caso. «Ma certamente è la situazione ideale», conclude Roveda, «se si deve blindare un patrimonio in caso di eredi a vario titolo “incapaci” ». In questo caso costituire un trust di scopo ha una funzione proattiva.

.@lucillaincorvat

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