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Poste: pronti a investire 6-7 miliardi

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Poste: pronti a investire 6-7 miliardi

  • –Marzio Bartoloni

Poste è pronta a investire fino a 6-7 miliardi «per progetti che muovano l'economia reale del Paese,con il finanziamento di grandi progetti infrastrutturali». In audizione ieri presso la Commissione Industria del Senato l'a.d, Francesco Caio, annuncia l’intenzione «a breve» del gruppo - «ne abbiamo già parlato con il Governo» - di attingere alle riserve tecniche di Poste vita (impegnate per l’80% in titoli di Stato) per finanziare nuovi investimenti (come in passato è accaduto con il Fondo Atlante) . Nessun accenno invece al piano alternativo al previsto collocamento della seconda tranche attraverso un dividendo straordinario (si veda il Sole 24 Ore di domenica) che permetterebbe al Tesoro di liberarsi della sua quota con una ulteriore cessione alla Cassa Depositi e Prestiti che dalla distribuzione straordinaria di utili incasserebbe le risorse per l’operazione. Ipotesi che ieri in una giornata di calo a Piazza Affari ha fatto crescere il titolo di Poste in Borsa (+4,61%).

«Le decisioni sull’evoluzione della struttura del capitale non sono in capo al management ma in capo all’azionista-Stato, che sta valutando come, quando e quali sono le modalità per ulteriori ed eventuali evoluzioni della compagine azionaria», ha spiegato il numero uno di Poste . Che ha sottolineato come dopo il primo collocamento, che ha reso Poste «una azienda di mercato pur mantenendo la sua funzione sociale», l’eventuale collocamento di una seconda tranche non inciderebbe sull’azienda: non ci sarebbe alcun impatto sul piano industriale - ha spiegato Caio - anche perché le risorse raccolte andrebbero all’azionista. «L’azienda è schermata», ha chiarito l’ad che ribadisce come si tratti di «una decisione di politica finanziaria del Governo e a lui bisogna chiedere».

Intanto Poste procede nel rinnovamento dell’offerta di prodotti per il risparmio (per far fronte al rendimento zero dei prodotti senza rischi, suo tradizionale core business) scommettendo sulla vicinanza al piccolo risparmiatore: «Stiamo postalizzando la finanza» e non «finanziarizzando le Poste»: «Da noi si può avere una consulenza anche con 1.500 euro da investire, che possono essere tantissimi per una famiglia ma che non bastano neanche per farsi aprire la porta di una banca». In questo senso si conferma l’obiettivo di crescita della quota di partecipazione in Anima: «Vogliamo salire dal 10% a qualcosa di più. Siamo oggi in negoziazione con loro» (a dicembre il piano di Poste parlava di un target finale al 24,9% per diventarne l’azionista di riferimento). Caio nella sua audizione sottolinea anche come il settore dei prodotti postali tradizionali stia provando a trarre nuova linfa dall'e-commerce: l'accordo con il colosso Amazon per distribuire pacchi di piccole dimensioni affidandoli direttamente ai portalettere e non ai corrieri a Natale si è tradotto «in più di 4 milioni di pacchi in 4 settimane».

Per Poste il traguardo dell'approvazione dei risultati del 2016 è ormai vicino, visto che il cda sul bilancio è fissato per il 15 marzo. Ieri l’ad ha comunque confermato che per quest’anno «l’80% dell’utile netto verrà destinato alla distribuzione di dividendi», chiudendo così «un triennio di crescita di fatturati e di utili». E a una domanda sullo sdoppiamento della sua duplice carica di direttore generale e amministratore delegato si dice «contrario», perché «in questa fase bisogna mantenere l’univocità del vertice».

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