Chissà, forse negli uffici di Via Pontaccio, nel «Quadrilatero» della moda a Milano, devono essersi ricordati di quel vecchio spot «No Alpitour? Ahi Ahi Ahi» e sono corsi ai ripari. Tip, la banca d’affari di Giovanni Tamburi ha comprato Alpitour, storico marchio di viaggi e vacanze. E’ l’ultimo tassello di un puzzle che sta facendo della boutique milanese una holding del «lifestyle» italiano, una sorta di Lvmh tricolore: un polo del lusso, declinato in tutte le sue forme, dall’abbigliamento, al cibo, al design. E ora ai viaggi. La Tamburi Investment Partners, che si è costruita la fama di talent scout scovando piccole e sottovalutate Pmi a Piazza Affari (come Interpump, di cui è azionista da decenni), ha cambiato fisionomia: ha cominciato con Moncler, poi Eataly, Hugo Boss, iGuzzini, Furla e gli yacht Azimut Benetti. A questo già ricco portafoglio, da ieri si è aggiunta anche Alpitour, che peraltro quest’anno festeggia le 70 candeline. Tamburi,tramite la newco Asset Italia (una sorta di «Uber» del private equity, un fondo a chiamata, partecipato da note famiglie industriali, Seragnoli, Lavazza, Ferrero) ha messo sul piatto 120 milioni di euro per un aumento di capitale riservato. È la più grande ricapitalizzazione di un’azienda privata in Italia. In cambio il banchiere avrà il 32% del tour operator (un tempo di proprietà della famiglia Agnelli); una quota analoga rimarrà ai soci storici (i fondi J. Hirsch e Wise Sgr). In Alpitour, Tamburi ritrova una vecchia conoscenza: quel Gabriele Burgio con cui 10 anni fa aveva orchestrato il salvataggio di Jolly Hotels, la più antica catena di alberghi d’Italia(fondata da Gaetano Marzotto senior), che furono fusi dentro la spagnola NH Hoteles, allora guidata proprio da Burgio. Approdato nel 2012 sul ponte di comando, Burgio oggi guida un gruppo che fattura oltre 1 miliardo, è il numero uno dei viaggi (con una quota di mercato del 25%) e fa 36 milioni di margine. Così iper-patrimonalizzata, Alpitour si lancerà in una campagna acquisti, con un occhio sulla Spagna. I colossi euroepi sono per ora irraggiunbili: l’inglese Thomas Cook fattura 9 miliardi, il colosso Tui addirittura 20. Ma Alpitour conta almeno di raddoppiare le dimensioni.
© RIPRODUZIONE RISERVATA