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Dal referendum su Brexit la sterlina ha già perso il 16%. Che…

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scenari sulle valute

Dal referendum su Brexit la sterlina ha già perso il 16%. Che farà ora?

La Brexit è sostanza. A 278 giorni dal referendum con cui i cittadini britannici hanno votato per l’uscita del Regno Unito dall’Unione europea, il premier Theresa May ha avviato l’iter attivando l’articolo 50 del Trattato europeo che permette a ciascuno dei 28 Stati membri di tornare indietro (nel caso della Gran Bretagna al 1973). I negoziati con l’Ue dureranno due anni, quindi è ancora presto per sbilanciarsi. Ma va detto che gli investitori non vanno per il sottile e non amano livelli prolungati di incertezza. Per cui si muovono in anticipo andando a prezzare lo scenario ritenuto, giorno dopo giorno, più probabile.

A questo punto resta da capire - visto che ormai non ci sono più dubbi su un dietro-front britannico rispetto al responso referendario - quale strada prenderà la sterlina. Dal 23 giugno la divisa britannica si è svalutata del 16% nei confronti del dollaro passando da 1,49 a 1,24.

IL CAMBIO STERLINA/DOLLARO
Quanti dollari per una sterlina

In questi nove mesi il punto più basso è stato toccato il 16 gennaio quando il cambio è sceso fino a 1,2. Va anche detto che da metà marzo (1,215) la sterlina è stata acquistata apprezzandosi del 2% fino, appunto, all’attuale soglia di 1,24. Come mai? In questo caso molti investitori - ormai certi della firma dell’articolo 50 da parte della May - hanno iniziato a smantellare le posizioni corte sulla sterlina per prendere profitto. E, dato che una posizione corta (ribassista) si può chiudere in un solo modo, cioè acquistando il bene che si era venduto allo scoperto a un prezzo più alto, la sterlina ha tecnicamente compiuto questo scatto.

Dal referendum la sterlina ha perso colpi anche nei confronti dell’euro, nonostante su questo agisca l’effetto svalutazione dettato dal quantitative easing della Bce. Negli ultimi nove mesi la divisa comunitaria si è apprezzata del 13% sulla moneta britannica.

IL CAMBIO EURO/STERLINA
Quante sterline per un euro

Ma, al netto di queste tecnicalità finanziarie, il punto adesso è uno solo: la sterlina scenderà ancora? Oppure i mercati sui livelli attuali già scontano gli effetti complessivi della Brexit?

La Bank of England si prepara a nuovi cali della sterlina
La Bank of England (BoE) non è così sicura che il cambio resterà piatto. Sta preparando gli stress test per le banche britanniche al fine di testare la loro capacità di resistere ipotizzando uno scenario “da incubo” innescato dalla Brexit. Lo ha annunciato ieri la stessa banca centrale inglese, secondo cui fra gli istituti che verranno sottoposti all'iniziativa ci sono Barclays, Hsbc, Lloyds Banking group, Nationwide, Rbs, Santander e Standard Chartered. Lo scenario prevede il crollo della sterlina contro il dollaro, una forte recessione e una inflazione fuori controllo. I risultati dei test saranno pubblicati dalla BoE in novembre.

Fotografia sull’economia britannica
Scattando una fotografia, la Gran Bretagna si presenta a questo delicato appuntamento - caldamente monitorato anche dai partiti euroscettici europei in quanto, nel bene o nel male, può fungere da benchmark per altri Paesi che in futuro dovessero valutare lo stesso percorso - con un tasso di disoccupazione ufficiale del 4,7%. L’inflazione - che lo scorso giugno era allo 0,6% - è salita al 2,3% ma è difficile dire quanto questo dipenda dal referendum o piuttosto dal movimento di reflazione globale innescato dal rafforzamento del petrolio e dall’aumento dei prezzi alla produzione in Cina che stanno spingendo il colosso asiatico ad esportare inflazione (quando invece per anni aveva esportato deflazione).

L'INFLAZIONE IN GRAN BRETAGNA
Var% su base annua

Il Pil sta crescendo al ritmo del 2% annuo (0,7% nell’ultimo quarto chiuso a dicembre 2016).

L'ESPANSIONE DELL'ECONOMIA BRITANNICA
Var% su base annua

La Borsa è sui massimi storici (non sarebbe così però convertendo la performance del Ftse-100 in dollari). Il listino inglese ha dimostrato una fortissima correlazione inversa rispetto all’andamento del pound.

IL CONFRONTO TRA BORSA DI LONDRA E ANDAMENTO STERLINA
La correlazione inversa tra azioni londinesi e sterlina

È da questi numeri - che evidenziano un’economia in piena salute a nove mesi dal referendum sull’uscita dall’Ue - che adesso parte la sfida. A proposito della Brexit la May ha detto: «Ho scelto di credere nella Gran Bretagna e che i nostri giorni migliori devono ancora arrivare».

Le previsioni degli esperti del mercato valutario
A sentire gli operatori del settore cambi, trovarne uno che pensa in una rivalutazione della sterlina è, al momento, come trovare un ago in un pagliaio.

«Nel breve periodo è possibile che la sterlina possa soffrire ulteriormente nei confronti del dollaro pur non andando a sondare nuovi minimi assoluti - stima Matteo Paganini, trategist di Fxcm- . Il cambio potrebbe mantenersi all'interno di un ampio range compreso tra 1,1900 e 1,2900, mentre contro l'euro potremmo assistere a stabilizzazioni tra 0,8350 e 0,8850, in virtù dei movimenti a diversa velocità che potrebbero verificarsi tra euro/dollaro e sterlina/dollaro».

C’è la sensazione che è ancora presto per vedere gli effetti della Brexit sull’economia reale. «La sterlina potrebbe deprezzarsi ancora, anche perché gli effetti sull'economia reale inizieremo a vederli tra qualche mese. In parte sono già incorporati, ma in gran parte no - spiega Vincenzo Longo, strategist di Ig-. Lo scenario potrebbe deteriorarsi sensibilmente, anche perché la BoE ha una sfida molto importante all'orizzonte, ovvero difendere l'economia con l'inflazione che sta accelerando sensibilmente. Non sarà facile».

Il calo atteso della sterlina potrebbe scoraggiare le emissioni obbligazionarie in valuta. «Dopo la volatilità iniziale, la sterlina potrebbe indebolirsi ancora, con implicazioni sulle obbligazioni e sui prestiti denominati nella valuta britannica. Ci aspettiamo un calo delle emissioni nel corso dei mesi a venire - spiega Paul Hatfield, Global chief investment officer di Alcentra (Bny Mellon) -. Dall'inizio dell'anno a oggi, le obbligazioni high yield denominate in sterline hanno registrato buone performance, superando i rendimenti dei titoli in euro e dollari, pertanto non sarebbe sorprendente assistere a una temporanea correzione dopo l'annuncio di Teresa May».

In ogni caso nell’incertezza di fondo dovrebbe aumentare la volatilità. «L'impossibilità di prevedere l'evoluzione di futuri negoziati impedisce allo stato attuale qualsiasi corretta valutazione dei prezzi, ma nel corso dei prossimi due anni il processo scatenerà senza dubbio la volatilità e manovre più ampie sul livello dei prezzi», commenta Bill Street, responsabile investimenti per l'area Emea di State Street global advisors.

Non è da escludere un ritorno alla parità con l’euro. «Sulla sterlina la parola d’ordine è short - commenta Massimo Siano, head of Southern Europe di Etf securities -. La Gran Bretagna sta crescendo dal 2010 a colpi di deficit sopra il 5% del Pil. Dubito fortemente che questo deficit si trasformerà in produttività. Mi ricorda molto l'Italia degli anni '80 e prima o poi il debito dovrà essere pagato agli investitori. Il debito pubblico in Gb sta crescendo a livelli allarmanti e credo che qualche investitore inizi a considerare la sostenibilità. Per tutte queste ragioni rimango ribassista sulla sterlina. Nel medio-lungo periodo non potrà continuare che a scendere. Non escludo un ritorno del cambio in parità con l’euro e 1,05 sul dollaro».

twitter.com/vitolops

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