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Il salvataggio delle Venete tra Roma e Bruxelles

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Il salvataggio delle Venete tra Roma e Bruxelles

Mentre sul passato si cerca di rimettere insieme i cocci con l’azione di responsabilità, il futuro di Popolare di Vicenza resta collegato a quello di Veneto Banca sulla barca del piano industriale che passa dal salvataggio pubblico e dalla fusione dei due istituti.

Ottenuta la dichiarazione di «solvibilità» da Francoforte, essenziale per procedere evitando almeno sulla carta che i soldi pubblici finiscano a coprire le perdite delle due banche, il lavoro ora punta a Bruxelles, dove andrà presentata la richiesta di «ricapitalizzazione precauzionale» insieme alla ristrutturazione da disegnare nel piano industriale.

Sul punto, i contatti a tre fra le autorità italiane (Tesoro e Bankitalia) e quelle europee (Vigilanza della Bce e dg Competition della Commissione) proseguono, soprattutto dopo che il tavolo di lunedì scorso ha avviato una forma di coordinamento nella triangolazione. Come sempre accade nelle tante partite bancarie che in questi mesi si intrecciano fra Roma, Bruxelles e Francoforte, bisogna distinguere il piano ufficiale-formale da quello ufficioso-operativo.

È il secondo livello quello decisivo, e serve a provare ad appianare in via preventiva gli eventuali ostacoli al via libera di Bruxelles, per evitare di presentare alla commissione una richiesta di intervento pubblico a rischio bocciatura.

Sul punto ieri si è acceso anche un piccolo giallo, dopo che alcune agenzie italiane avevano riportato una dichiarazione della commissaria Ue alla concorrenza Margrethe Vestager secondo cui la soluzione per le banche venete è più lontana rispetto a quella per Mps perché a Roma ancora si riflette sul da farsi. Le considerazioni di ieri della commissaria sono in realtà in linea con quelle delle settimane scorse sulle differenze di calendario fra Siena e il Veneto, e all’Economia si continua a lavorare in vista dell’apertura dell’ombrello pubblico finanziato dai 20 miliardi del fondo messo a disposizione dal decreto di Natale. Soluzione alternative, come suggerito anche dai conti approvati dai cda delle due banche, non sono alle viste.

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