Oggi pomeriggio, a Padova, Banca Popolare di Vicenza e Veneto Banca presentano congiuntamente le conclusioni sull’Offerta pubblica di transazione, chiusasi lo scorso 28 marzo. L’appuntamento, dopo i rispettivi cda, sancirà il via libera alle operazioni di pagamento dei rimborsi spettanti ai soci che hanno aderito all’offerta (di base, 9 euro per azione in BpVi e il 15% del valore delle azioni al momento dell’acquisto per Veneto Banca). La percentuale raggiunta, infatti – quasi il 70% per entrambi gli istituti, vale a dire 66.712 azionisti per BpVi e 54.359 per Veneto Banca, per un ammontare di azioni, all’interno del perimetro che riguardava l’offerta, del 68,7% per la Vicenza e del 67,6% per l’istituto di Montebelluna – non solo verrà ritenuta soddisfacente dai vertici delle due banche rispetto all’80% dell’obiettivo iniziale, ma rappresenta anche, secondo i board, un segno di consenso e di fiducia da parte dei soci del territorio, fiducia che non può che spingere ad andare avanti nel progetto di risanamento e di fusione. La percentuale raggiunta permetterebbe di ridurre il contenzioso legale e anche di accantonare parte dei milioni destinati ai ristori e non utilizzati.
L’appuntamento di oggi precede di qualche giorno quello con l’assemblea dei soci, che si terrà, per entrambe le banche, ciascuna nel proprio territorio, il prossimo 28 aprile. L’assemblea dovrà approvare il bilancio 2016 che si è chiuso per la vicentina con un rosso di 1,9 miliardi, mentre per l’istituto trevigiano con perdite per 1,5 miliardi. Bilanci pesantissimi, che incidono anche sui primi tre mesi del 2017, con indicatori della liquidità a marzo sotto pressione, depositi in uscita e perdite di redditività preoccupanti. Per questo il fattore tempo resta fondamentale. Perché le partite aperte che possono condizionare il prosieguo dell’iter verso il risanamento sono ancora, per entrambe le banche, numerose.
A partire dalle risposte che si attendono dalla Commissione europea, e nello specifico, dalla Dg Comp, cioè dall’Antitrust dell’Unione, che dovrà decidere se i due istituti potranno usufruire della ricapitalizzazione precauzionale e in che misura, rispetto al fabbisogno calcolato dalla Bce (per la popolare di Vicenza 3,3 miliardi, per Veneto Banca 3,1, ma si tratta di cifre massimali, che potrebbero essere destinate a scendere). Decisione che avverrà dopo quella su Mps, che dovrebbe concretizzarsi a maggio. Il verdetto europeo è legato a doppio filo alla stesura di un nuovo piano industriale, sia per Vicenza che per Veneto Banca, che nelle intenzioni dei board dovrebbe essere approntato a maggio, il quale abbia come obiettivo primario il taglio dei costi e il ritorno delle due banche alla redditività, conditio sine qua non per poter usufruire degli aiuti di stato. È di pochi giorni fa la dichiarazione a Radio 24 dell’ad di BpVi Fabrizio Viola secondo cui «l’auspicio è che entro il 30 giugno si abbia la certezza dell’operazione di ricapitalizzazione precauzionale, per avviare un processo di recupero significativo della raccolta».
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