I costi dei conti correnti sono sempre più sotto i riflettori di Banca d’Italia. Dopo aver diffuso settimana scorsa una nota volta a indurre le banche a rivalutare i rincari varati lo scorso anno per “rientrare” delle somme versate per salvare le quattro banche risolte (vedi Sole 24 Ore del 12 aprile scorso), l’authority guidata da Ignazio Visco pubblica un’analisi sull’andamento delle spese di gestione dei conti correnti negli ultimi anni. La comunicazione, con la veste di “Nota di stabilità finanziaria e vigilanza”, nasce dall’esigenza di verificare l’evoluzione dei costi e le loro determinanti partendo dall’indagine che Banca d’Italia svolge dal 2010 con cadenza annuale. L’analisi ribadisce innanzitutto che la spesa effettiva di gestione di un conto corrente è scesa da una media di 85 euro nel periodo 2010-2015 a 77 euro nell’ultimo anno di osservazione. Una contrazione attribuibile in gran parte alla diminuzione dei canoni annui fissi.
Inoltre viene evidenziato che la fedeltà in banca non paga: più lontana è la data di accensione del conto, maggiori sono i costi: ad esempio nell’ultima indagine diffusa nel novembre 2016 la spesa di gestione di un conto aperto da non più di un anno è in media pari a 49 euro, che sale a 93 euro per i conti aperti da più di 10 anni.
La relazione tra costi e data di accensione del conto è evidente anche quando si osservano i profili temporali della spesa ripartiti in base all'età media di un conto corrente. Per i contratti aperti da non più di un anno, che rappresentano circa l’8% del campione, la spesa di gestione del conto è diminuita del 7,6% annuo nel quinquennio 2010-2015; un simile andamento si osserva per i conti con età media di due anni, la cui spesa è diminuita al tasso annuo del 6%. Molto più contenuta (1,9% annuo) è stata invece, la diminuzione per la classe dei conti aperti da più di 10 anni, pari a quasi il 40% dei contratti.
Le indagini di Banca d’Italia misurano le spese effettive dei conti correnti, partendo dall’analisi degli estratti conto di un campione di 13.200 famiglie. La nota pone anche l’accento sulla significativa differenza tra la spesa effettiva e quanto viene prospettato ai clienti con l’indicatore sintetico di costo (Isc) nei fogli informativi. Nel periodo di osservazione l’Isc è nettamente superiore alla spesa effettiva media (157 contro 85 euro). La differenza è dettata senza dubbio dal fatto che le commissioni nell’Isc sono assunte ai valori massimi imputabili, ma è dovuta anche all’operatività dei clienti che spesso è diversa da quella prevista dal conto sottoscritto.
Tuttavia il trend in calo dei costi non è detto che sia confermato dai dati consuntivi del 2016 che Banca d’Italia pubblicherà in seguito. Il fenomeno di scaricare sui clienti i costi per il salvataggio delle banche risolte potrebbe condurre a un aumento, che dovrà comunque essere appurato empiricamente. Negli ultimi anni la concorrenza, l’apertura di nuove tipologie di conti e l’operatività online per il momento hanno ridotto le spese dei conti correnti. Solo chi rimane fedele alla propria banca è destinato a pagare più costi.
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