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l’assemblea a roma

La mappa del nuovo azionariato Unicredit: il 72% in mano a fondi esteri. Montezemolo lascia la vicepresidenza

DAL NOSTRO INVIATO
ROMA - Il 62% in mano agli istituzionali, quasi interamente esteri, un altro 10% in mano ai fondi sovrani, tra cui Aabar che è unico socio oltre il 5%. Eccola qui la “nuova” UniCredit che si è palesata oggi in assembleaa Roma, due mesi dopo la conclusione dell'aumento di capitale da 13 miliardi. Che, con la sua valanga di nuova carta, ne ha modificato strutturalmente la fisionomia della proprietà: le Fondazioni, in passato padrone indiscusso della banca, oggi hanno in mano il 6% del capitale, mentre al retail - cioè i piccoli risparmiatori - è restato il 13% del capitale, meno della metà del 28,8% che veniva loro attribuito a fine novembre, secondo i dati che persistono sul sito della banca.

Perso mezzo miliardo su Alitalia
Nei numerosi interventi dei soci a tenere banco è l'oneroso aumento da 13 miliardi, che peraltro ha assottigliato il nucleo dei soci storici, la partita dei Non performing loans e alcuni casi specifici, come Alitalia. «Abbiamo perso mezzo miliardo, tanti soldi», ha detto al riguardo il direttore generale, Gianni Papa: «Abbiamo sostenuto la compagnia in passato e vogliamo continuare a farlo in futuro, ma a patto che ci sia un piano sostenibile sul lungo periodo».

Molta amarezza dai piccoli risparmiatori, nessun intervento dai grandi soci, e alla fine sia i conti della “vecchia” UniCredit, che ha chiuso il 2016 in rosso per quasi 12 miliardi, sia gli altri punti all'ordine del giorno passano con percentuali quasi plebiscitarie; unica nota, le Fondazioni CrTorino e CrTrieste si sono astenute quando c'è stato da votare sulla politica di remunerazione e sugli incentivi, mentre alcuni fondi si sono espressi in senso contrario.

LA VECCHIA E LA NUOVA MAPPA DELL’AZIONARIATO UNICREDIT
Quote percentuali sul capitale

Montezemeolo lascia la vicepresidenza
Intanto Luca Cordero di Montezemolo ha rinunciato alla vice presidenza di Unicredit. Come anticipato da Il Sole 24 Ore oggi in edicola, la decisione, preannunciata nei mesi scorsi, è stata formalizzata nel giorno dell'assemblea dei soci, che si è aperta alle 10 nella sede ex Capitalia dell'Eur.

Nei fatti, è un'anticipazione della riforma della governance del gruppo dopo l'aumento di capitale da 13 miliardi che ne ha profondamente modificato l'azionariato, un cantiere tuttora apertissimo ma che ha già individuato nello snellimento del board - che dal 2018 scenderà da 17 a 15 consiglieri - e nella riduzione delle vice presidenze da tre a una alcuni punti fermi, graditi al mercato e pertanto già annunciati durante il road show che ha preceduto l'aumento.

La scelta di Montezemolo, specifica una nota della banca, è stata assunta «in coerenza con l’evoluzione della governance della banca raccomandata dal comitato Corporate Governance, nomination and sustainability, da lui stesso presieduto, anticipando così l’attuazione di una delle novità da attuare con il rinnovo del Consiglio di Amministrazione». Un paio di mesi fa un altro vice presidente, Fabrizio Palenzona, aveva annunciato a sua volta la rinuncia alla carica, dunque l'unico vice rimane Vincenzo Calandra Buonaura, che è anche vicario di Giuseppe Vita.

Proprio Vita, nell'intervista rilasciata martedì a Il Sole 24 Ore, ha anticipato alcuni degli altri temi che affronterà il cantiere della governance da qui al prossimo anno: la ridefinizione dei pesi tra maggioranza e minoranza, il tetto ai mandati, il meccanismo di presentazione delle liste. Probabile che il tema venga affrontato oggi in assemblea, la prima dopo il maxi aumento in cui pertanto si dovrebbe conoscere un po' più a fondo il nuovo azionariato della banca.

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