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Alitalia e lo «scenario Blue Panorama»

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LA crisi della compagnia di bandiera

Alitalia e lo «scenario Blue Panorama»

Un giorno di luglio del 2007, un elegantissimo Franco Pecci, vestito in abito blu, si aggirava, raggiante, nell’immenso stabilimento della Boeing, all’epoca addobbato a festa. La casa americana prensentava, a Seattle, l’allora futuristico 787, l’«aereo di plastica» (in grado di risparmiare fino al 20% di carburante). E la Blue Panorama di Pecci era la prima, e unica, compagnia italiana ad averne ordinato uno. Grande festa e grande onore. Entrambi, però, hanno avuto sfortuna: il 787, malauguratamente soprannominato «Dreamliner» (ossia aereo dei sogni, ma si è rilevato piuttosto un incubo), ha avuto una vita tormentata, tra continui ritardi e incidenti a bordo. Pecci, invece, è finito a processo (l’anno scorso) per presunta evasione fiscale; mentre Blue Panorama da anni è in dissesto, ma continua a volare. Eppure proprio la storia della piccola compagnia charter, che porta turisti da Cuba alla Thailandia, potrebbe essere paradigmatica in casa Alitalia.

Due (o tre) strade per Alitalia
La ex compagnia di bandiera viaggia ormai spedita verso l’amministrazione straordinaria: martedì prossimo arriverà l’ufficializzazione,con la nomina del plenipotenziario (quasi sicuramente Luigi Gubitosi, ma il numero potrebbe salire anche a tre). All’orizzonte, per Alitalia, si delineano due scenari: la vendita (con o senza spezzatino); oppure, e sarebbe la peggiore soluzione, la liquidazione. In realtà, potrebbe anche esserci una terza via: lo «Scenario Blue Panorama». La compagnia è da 3 anni in amministrazione straordinaria; anni che salgono addirittura 5, se si contano anche tutte le procedure giudiziali. Blue Panorama è un po’ come il calabrone: riesce a volare anche se le leggi della fisica sostengono il contrario. Non solo: è pure tornata ad avere conti in ordine. Numeri piccoli, ma gli arabi di Etihad farebbero carte false per averli nei bilanci Alitalia.

La fondazione
Fondata da Pecci nel 1998, negli anni del boom economico e delle liberalizzazioni, Blue Panorama era una delle tante compagnie “alternative” nell’allora ipercompetitivo mercato dei voli charter, dove si davano battaglia Livingston (costola della scomparsa Viaggi del Ventaglio), Neos, Volare, Meridiana (molte delle quali morte o rinate varie volte). Al suo picco, con una flotta di 14 aerei (di cui 4 di proprietà), arrivò a superare i 2 milioni di passeggeri, a toccare i 300 milioni di ricavi. E i conti erano tutto sommato in pareggio: le perdite ammontavano a sopportabilissimi 5 milioni. Erano gli anni d’oro: innamorato di Todi, dove aveva comprato e restaurato un castello nelle campagne umbre, Pecci per anni sponsorizzò la squadra di pallavolo femminile della città (che militava in B), con un assegno da 150mila euro. Si sognava in grande: oltre al Dreamliner della Boeing, l’imprenditore aveva pure messo in cantiere un maxi-ordine di ben 8 superjet alla russa Sukhoi (che li faceva costruire all’italiana Alenia).

I numeri di Blue Panorama iniziarono a interessare il mercato, tanto che la stessa Alitalia a un certo punto tentò un affondo per comprare la compagnia, nel 2012. Pecci intavolò un trattativa, che però non ebbe fortuna. Poco dopo iniziò il tracollo (a dimostrazione che più che un’acquisizione da parte di Alitalia, era un salvataggio di Blue Panorama): la compagnia era schiacciata da 120 milioni di debiti, con un patrimonio sceso a soli 5 milioni.

A fine 2012 i libri contabili finiscono in Tribunale: scatta il concordato coi creditori (in primis Intesa SanPaolo e Unicredit, le stesse banche oggi alle prese con Alitalia), ma Pecci viene confermato alla cloche. Due anni dopo, non basta nemmeno il concordato e, nel 2014, arriva l’amministrazione straordinaria. Nel frattempo Blue Panorama ha perso quota: fatturato sceso sotto la soglia dei 200 milioni e passeggeri dimezzati. La scorsa estate, l’ultimo passaggio: la creazione di una newco, affidata al commissario Giuseppe Leogrande, avvocato di Ravenna.

Margine positivo
In tutti questi anni, però, Blue Panorama non ha mai mancato un volo. E anzi, nella desertificazione del trasporto aereo tricolore, oggi è la quarta compagnia per passeggeri: conta 9 aerei e 410 dipendenti. Trasporta circa un milione di persone l’anno, persone che volano su dei jumbo non proprio all'avanguardia, visto che hanno in media 21 anni di età. Eppur si muove. E soprattutto, funziona: nel 2016 il fatturato è stato di 200 milioni con un margine operativo di 20 milioni. Dopo 5 anni di gestione giudiziale, Blue Panorama è sostanzialmente tornata in bonis. E ora potrebbe anche arrivare pure un «cavaliere bianco» a prendersela: di recente vari compratori avrebbero bussato alla porta della compagnia. Tra i nomi, circola anche quello di Alpitour, la storica azienda italiana che ora è entrata nel portafoglio di aziende di Tip, la banca d’affari del «Re Mida» Giovanni Tamburi. Chi l’ha detto che Alitalia ha solo 6 mesi di vita davanti? Chissà che i calabroni dei cieli non possano diventare due.

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