Le Fondazioni bancarie non svaluteranno le partecipazioni detenute nel fondo Atlante. Il presidente dell’Acri Giuseppe Guzzetti lo dice chiaramente, a margine dell’incontro annuale della Consob, tenutosi ieri a Milano. «La linea dell’Acri è stata decisa mesi fa e non c’è motivo di cambiarla», dice il numero uno dell’Associazione delle fondazioni e casse di risparmio. È la conferma di ciò che era stato già annunciato nelle scorse settimane. «Non vogliamo rimetterci nemmeno un euro, perciò non svalutiamo», aveva detto a febbraio il numero uno dell’Acri.
Le Fondazioni hanno investito in Atlante oltre 500 milioni di euro. A far la parte del leone insieme a Compagnia San Paolo è proprio la Fondazione Cariplo, guidata dallo stesso Guzzetti, uomo ispiratore del veicolo nato con l’obiettivo di rilanciare il mercato dei non performing loans in Italia.
L’indicazione di Guzzetti arriva peraltro a distanza di qualche giorno dalla decisione di Intesa Sanpaolo, annunciata la scorsa settimana, di svalutare la quota detenuta in Atlante al 29%, di altri 261 milioni. Con questa mossa Ca de’ Sass ha portato così il deprezzamento a oltre il 70%, in linea con quanto fatto fino ad oggi da Unicredit (l’80% circa).
I conti per il settore si potranno fare solo al termine del periodo dell’investimento, ovvero tra cinque anni, più gli eventuali altri tre (rinnovabili di anno in anno). Ma per il momento il bilancio è in forte rosso. Il comparto bancario ha virtualmente tagliato il valore storico (pari a 3,4 miliardi) di almeno 1,2 miliardi, secondo i calcoli del Sole 24Ore. Ai 547 milioni di svalutazione di Unicredit (banca che ha usato la mano più pesante sulla quota di 686 milioni versati), si aggiungono i quasi 700 milioni del resto del sistema. E questo al netto delle ulteriori svalutazioni che potrebbero essere annunciate nel corso di questa settimana, in occasione delle presentazione dei conti.
Fino ad oggi Banco Bpm hanno tagliato la loro quota di 59,8 milioni, dimezzandola rispetto ai 121,7 milioni versati; Ubi Banca ha svalutato del 45% (-73 milioni su circa 162 versati); Bper del 34,8% (-28 milioni), Creval del 36% (-17), Banca Mediolanum del 42% (-17), Banca Popolare di Sondrio del 34% (-14 milioni).
Al di là dell’aspetto puramente finanziario, resta però evidente il ruolo decisivo giocato dal fondo guidato da Alessandro Penati nella messa in sicurezza di Banca Popolare di Vicenza e Veneto Banca, istituti entrambi salvati dal collasso proprio grazie all’intervento del fondo. Ai circa 2,5 miliardi iniettati ad aprile 2016, si sono aggiunti altri 950 milioni all’inizio del 2017: una somma imponente che ha permesso di evitare il bail-in e una crisi di fiducia nell’intero sistema, ma che d’altra parte non impedirà ad Atlante di scendere nel capitale al 20-25% dei due istituti al termine della ricapitalizzazione da oltre 6 miliardi in via di autorizzazione da parte di Bruxelles. E così pure va sottolineato che Atlante riveste un ruolo decisivo per lo smobilizzo dei 2,2 miliardi di crediti deteriorati delle tre good banks oramai nelle mani di Ubi, così come per il deconsolidamento degli Npl di Cariferrara, destinata a Bper. In ultimo, il fondo multi-sistema dovrebbe partecipare all’operazione di cartolarizzazione degli Npl di Mps, con un “chip” da 500 milioni.
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