La liberalizzazione del settore dello zucchero in Europa non sarà una passeggiata. I timori espressi da una parte degli operatori sono confermati dal dipartimento dell’Agricoltura statunitense (Usda), che prevede «nuove opportunità» grazie all’abolizione delle quote di produzione ed esportazione nell’Unione europea, ma anche «una probabile maggiore volatilità del mercato nei prossmi anni, finché le varie industrie non troveranno un nuovo equilibrio».
L’allarme è già stato suonato da più parti, in modo ancora più pressante. La Confederazione europea dei coltivatori di barbabietola (Cibe), prodotto da cui da cui l’Europa ricava l’80% dello zucchero, prevede un aumento del 17% delle semine, ma anche potenziali difficoltà legate a «un’accresciuta concorrenza e una maggiore esposizione ai rischi di mercato in quanto si attendono una forte volatilità e prezzi bassi».
L’industria alimentare teme problemi di approvvigionamento: «È quasi certo che quest’estate ci saranno carenze di zucchero nella Ue», ha denunciato il Comitato degli utilizzatori europei di zucchero (Cius), chiedendo a Bruxelles – per ora inutilmente – misure speciali per attutire l’impatto della transizione, visto che le scorte si stanno riducendo vistosamente ed è possibile che con la fine del sistema delle quote, dal 1° ottobre, si apra una corsa all’export.
Anche alcuni analisti sono in allerta. Rabobank prevede addirittura uno «scenario da incubo» se i prezzi internazionali dovessero impennarsi, cosa che spesso accade, in quanto lo zucchero è molto esposto alla speculazione e ai capricci del clima. Un’eventualità del genere, secondo la banca, provocherebbe «esportazioni amplificate» e una conseguente scarsità di zucchero sul mercato interno, specie nei Paesi in cui la produzione è più ridotta, se non addirittura assente.
Sul mercato europeo dello zucchero potrebbe peraltro arrivare un altro shock nei prossimi anni per via della Brexit, in quanto la Gran Bretagna è sede di alcuni tra i maggiori zuccherifici del Vecchio continente.
Le novità in arrivo a ottobre sono già una rivoluzione per la filiera bieticolo-saccarifera europea. Oltre dieci anni di rigida regolamentazione, se hanno isolato il mercato comunitario dagli sbalzi di prezzo, hanno però anche decimato le imprese del settore, in modo particolarmente doloroso in Italia, dove pure la coltura della barbabietola un tempo era molto diffusa.
Le previsioni concordano che dalla prossima stagione la Ue tornerà ad essere esportatrice netta. Per l’Usda, che ha pubblicato ieri il rapporto semestrale sul mercato mondiale dello zucchero, le esportazioni nel 2017-18 aumenteranno di quasi il 50% a 2,2 milioni di tonnellate, mentre le importazioni (su cui continuano a gravare pesanti dazi e quote) caleranno di oltre un terzo, a 2 milioni di tonnellate. La produzione Ue di zucchero sarà da record: 18,6 milioni di tonnellate, ma a fine stagione le scorte si ridurranno di un terzo, ad appena 524 tonnellate, sufficienti per circa 10 settimane di consumi. Nel 2014-15 nei magazzini Ue c’erano ben 4.151 tonnellate di zucchero.
Anche a livello globale l’Usda prevede una produzione da primato (+5% a 179,6 milioni di tonnellate), ma le scorte caleranno comunque, per il terzo anno consecutivo, fino ai minimi da sei anni (38,3 milioni di tonnellate).
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