Una vittoria da campioni per l’Ucraina, un semplice goal per la Russia, che fa notare come la partita sia ancora al primo tempo. Mosca reagisce con insofferenza alla decisione della Corte arbitrale di Stoccolma, che ha dato ragione a Naftogaz, definendo illegittima la richiesta di 34,5 miliardi di dollari avanzata da Gazprom per le clausole «take or pay», che impongono di pagare i volumi di gas prenotati ma non ritirati.
«Non c’è ancora nessuna decisione», è sbottato Alexei Miller, numero uno di Gazprom, a margine del Forum Economico Internazionale di San Pietroburgo. «Non so cosa stia dicendo Naftogaz, non c’è nessuna decisione ufficiale e quindi non c’è nulla da commentare».
Più sobrio, ma sulla setssa linea, il ministro dell’Energia russo Alexander Novak: «A Gazprom è stata notificata una decisione preliminare, si tratta di un testo molto lungo e gli avvocati lo stanno ancora studiando. Non si possono ancora trarre conclusioni».
Il ceo di Naftogaz, Andriy Kobolyev, ieri aveva dato un annuncio trionfale, postando in Facebook la canzone dei Queen «We Are the Champions» accompagnata dal commento «Ce l’abbiamo fatta».
La società ucraina ha in seguito affermato che «sono state interamente accolte le richieste di Naftogaz in relazione alle clausole take or pay» e che la Corte arbitrale ha anche riconosciuto il diritto a rivendere il gas acquistato da Gazprom e quello di ottenere un prezzo di mercato.
Su quest’ultimo punto il viceministro degli Esteri ucraino Elena Zerkal ha chiarito, secondo dichiarazioni riportate dalla Tass, che «è stata rivista la formula dei prezzi dal 2014 in avanti, legandola ai prezzi negli hub del gas europei».
«È un passo importante verso la sicurezza energetica – ha proclamato il presidente ucraino Petro Poroshenko – Per la prima volta Mosca ha perso la possibilità di usare il gas come arma di pressione politica e di ricatto».
Diversi analisti in effetti concordano che Kiev abbia segnato un punto importante a suo favore, benché tecnicamente non ancora definitivo: se il verdetto finale sarà su questa linea, Gazprom ne uscirà indebolita, anche nell’altra partita – tuttora in corso – con l’Antitrust europea, che potrebbe chiedere ulteriori concessioni per mettere la parola fine all’inchiesta sul comportamento anticoncorrenziale nell’Est Europa.
Anche il lavoro della Corte di Stoccolma non è comunque terminato. I giudici devono ancora indicare le somme che i due contendenti dovranno eventualmente versare l’uno all’altro, sia nell’arbitrato in cui Naftogaz canta vittoria (che secondo Gazprom non si concluderà prima di fine giugno) sia in un altro, in cui gli ucraini chiedno un’integrazione delle tariffe di transito nei gasdotti.
Gazprom rivendica in tutto 47,1 miliardi di dollari, di cui 34,5 miliardi per i «take or pay». Naftogaz chiede invece 26,6 miliardi, compresi i rimborsi per il gas che avrebbe pagato a prezzi eccessivamente alti.
© Riproduzione riservata