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Telecom, de Puyfontaine presidente

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Telecom, de Puyfontaine presidente

Al via, con contrappesi e il no dei cinque consiglieri dei fondi, la prima presidenza francese di Telecom Italia. Tutte le deleghe di Giuseppe Recchi sono passate infatti ad Arnaud de Puyfontaine, ceo di Vivendi (azionista al 23,94%, col controllo di fatto), tranne due e cioè la supervisione della security e della controllata Sparkle, la società che dispone della rete internazionale di cavi che collega anche la zona calda del Medioriente con gli Stati uniti. Deleghe, queste ultime, che di fatto costituivano una duplicazione rispetto ai poteri dell’amministratore delegato e che infatti sono state riassorbite nelle competenze di Flavio Cattaneo. Recchi assume invece l’incarico di vice- presidente con funzioni vicarie.

Come lead independent director, coordinatore dei dieci amministratori indipendenti sui 15 che compongono il board, è stato nominato l’ex presidente Franco Bernabè che siede anche nel comitato strategico insieme al presidente De Puyfontaine, all’ad Cattaneo, al neo vice-presidente Recchi e a Dario Frigerio, consigliere indipendente in quota Assogestioni.

Dovrebbe esserci inoltre un ruolo di controllo rafforzato per Lucia Calvosa, veterana del board e capolista dei fondi, che dovrebbe essere confermata alla presidenza del comitato controllo e rischi e riunire nell’incarico le competenze consiliari in materia di information technology, security, audit e compliance aziendale (correttezza delle procedure e rispetto delle norme). Oltre alla Calvosa, del comitato controllo e rischi fanno parte Francesca Cornelli (Assogestioni), Frédéric Crépin (capo del legale di Vivendi), Félicité Herzog e Marella Moretti (indipendenti in quota Vivendi).

Il consiglio Telecom, che si è riunito ieri pomeriggio a Milano, ha provveduto anche a costituire il comitato per le nomine e la remunerazione, con i due manager francesi Crépin e Hervé Philippe (direttore finanziario della media company transalpina), Anna Jones (indipendente in quota Vivendi) e due indipendenti della minoranza, Ferruccio Borsani e Danilo Vivarelli. Alla prima riunione i comitati sceglieranno poi al loro interno i presidenti.

Il consiglio ha infine deciso di rivedere e ampliare «su base volontaria», con il parere favorevole dei consiglieri indipendenti, «l’ambito di applicazione della procedura per l’effettuazione di operazioni parti correlate in vigore», sostituendo la clausola con cui in data 3 maggio 2017 si era provveduto a un primo ampliamento, e decidendo di «equiparare totalmente il socio di riferimento Vivendi a una società controllante, ai fini dell’individuazione del perimetro delle parti correlate di Tim». Non si capisce se nel perimetro rientri anche il processo di dismissione di Persidera, che Vivendi si è impegnata a far cedere per ottenere l’autorizzazione della direzione concorrenza Ue ad assumere il controllo di fatto di Telecom.

Comincia a prendere forma, dunque, l’assetto di governance della Telecom “alla francese”. I poteri del nuovo presidente, anche senza security e Sparkle, restano ampi. Nelle competenze di De Puyfontaine rientrano infatti l’identificazione delle linee guida di sviluppo del gruppo, d’intesa con l’amministratore delegato; la supervisione dell’elaborazione dei piani strategici, industriali e finanziari, della loro realizzazione e del loro sviluppo; la supervisione della definizione degli assetti organizzativi, la responsabilità organizzativa delle funzioni brand strategy e media, comunicazione istituzionale, affari legali, rapporti istituzionali e corporate shared value. Come un mese fa quando si era trattato di nominare al vertice Recchi, i cinque consiglieri espressi dai fondi hanno votato contro la nomina a presidente di De Puyfontaine, che è stata approvata dunque a maggioranza con i voti degli altri consiglieri (non senza qualche polemica).

Da capire come il nuovo presidente riuscirà a gestire contemporaneamente due incarichi impegnativi, dato che, come ha precisato ieri una nota del gruppo presieduto da Vincent Bolloré, «De Puyfontaine continua a rimanere presidente del direttorio (ceo) di Vivendi». D’altra parte lo stesso Bolloré, ieri all’assemblea della società di famiglia, ha detto che per il figlio Yannick, attualmente alla guida di Havas, prossima a passare sotto le insegne di Vivendi, si prepara un ruolo di rilievo nella media company parigina. Secondo le voci circolate nei mesi scorsi si prospetterebbe una staffetta tra De Puyfontaine e Yannick Bolloré. Da parte sua De Puyfontaine ha commentato la sua nomina al vertice di Telecom, osservando: «So che si tratta di un impegno che mi assorbirà a fondo, ma so anche di poter contare sull’aiuto di un team di persone e di collaboratori di primissimo piano e di altissimo livello professionale, in particolare Giuseppe Recchi e Flavio Cattaneo, che ringrazio personalmente e che restano al mio fianco».

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