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Come evitare che il conto diventi un salasso

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BANCHE VENETE

Come evitare che il conto diventi un salasso

Il ministro Padoan ha comprensibilmente sottolineato che l'esborso per lo Stato, per ora, è di poco superiore ai 5 miliardi. Cioè non molto diverso dal contributo pubblico nell'ambito della ricapitalizzazione precauzionale su cui si è ragionato fino a poche settimane fa.

Ma è una cifra provvisoria. I 400 milioni di garanzie nascondono una spesa che complessivamente può toccare i 17 miliardi. Questo sì che sarebbe un salasso, anche perché a differenza del decreto di oggi, che “pesca” dalla copertura del decreto salva risparmio di dicembre, rischierebbe concretamente di agire (in modo assai pesante) sui saldi di finanza pubblica, cioè sul debito dello Stato.

Si può evitare, forse. Vincendo la tentazione di pensare che il più sia stato fatto oggi, consegnando le banche a Intesa Sanpaolo ed evitando così un bail in nefasto per la fiducia prima ancora che per le tasche. Dunque si si può evitare che lo Stato, tra qualche anno, si accorga che l'operazione non è costata i 5 miliardi di oggi ma molto di più, fino al triplo. Come? Affrontando subito, con coraggio e determinazione, il problema dei non performing loans e dei crediti in bonis ma “ad alto rischio” e che quindi Intesa non vuole accollarsi: oltre 20 miliardi di crediti di cui lo Stato, secondo le modalità che il decreto dovrebbe rende più chiare, entrerà in possesso. E dai cui potrà vedersi presentare nuovi esborsi (in caso di retrocessioni e svalutazioni) oppure auspicati flussi in entrata.

Tutto dipenderà da come, chi e quando verrà gestita quella che si preannuncia come la più grande bad bank operativa in Italia. Di certo sarà coinvolto Fabrizio Viola, nei panni del commissario. Ma bisognerà fare in fretta e fare bene, centrando percentuali di recupero degne dei primi della classe o spuntando prezzi sul mercato che si pongano nella parte alta di una forchetta oggi molto ampia, che spazia dal 10 al 30% del valore facciale.

C'è un precedente, e non è dei più incoraggianti: si tratta della Rev, la bad bank nata per gestire i 10 miliardi di crediti deteriorati lordi prelevati da Banca Etruria, Banca Marche, Cassa Ferrara e Cassa Chieti, un anno e mezzo fa sottoposte a una sorte non molto diversa dalle due venete: a 20 mesi dal salvataggio devono ancora partire le cessioni, per colpa di un'architettura normativa e di un'eterogeneità della merce che hanno dannatamente complicato la vita a chi cercava di spuntare i prezzi migliori. Ma il tempo perso, quando si parla di Npl, si paga due volte: si ritarda l'incasso e si riduce la somma da incassare, perché un credito deteriorato si deteriora ulteriormente giorno dopo giorno. Ne sa qualcosa Mps: un anno fa aveva raggiunto un accordo con Atlante per cedere 28 miliardi di Npl al 27% del loro valore nominale, ora quel piano è saltato e in settimana si prepara a firmare una nuova intesa che valuta più o meno quegli stessi crediti al 21%; in pratica, in 10 mesi quei crediti hanno perso il 6% del loro valore: non c'è tempo da perdere, a maggior ragione considerando che questa volta in ballo ci sono i soldi dei contribuenti.

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