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Il Milan e quella clausola in caso di default

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Il Milan e quella clausola in caso di default

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Mentre divampa la polemica dopo la frase del proprietario della As Roma, James Pallotta, sugli «investimenti folli» del Milan da parte della proprietà cinese, osservatore interessato resta il fondo statunitense Elliott che l’anno prossimo, se non verrà rimborsato dei prestiti concessi, potrebbe diventare il nuovo azionista di controllo del club rossonero. Ma c’è una clausola, riservata, che fa capire quanto Elliott si sia tutelato, in caso di inadempienza della proprietà cinese. Infatti per la Rossoneri Lux, il veicolo che a cascata controlla il Milan e che si è indebitato per 180 milioni con il fondo Elliott per acquistare il club da Fininvest, vige la legislazione fallimentare del Granducato.

In caso di default, quindi nel caso non venissero pagati gli interessi sul debito oppure se questo non venisse rimborsato a scadenza, la legislazione del Lussemburgo prevede che la società in default e i suoi beni entrino subito nella disponibilità dei creditori (quindi Elliott). Il default, come sarebbe successo ad esempio in Italia , eventualmente non passerebbe dunque dalle Autorità del Granducato, se non in maniera marginale. E potrebbe essere lo stesso Elliott a potersi occupare immediatamente della valorizzazione dell’asset e della sua rivendita. Una situazione ben differente ci sarebbe stata, ad esempio, in caso di default della società operativa (cioè il Milan): la procedura sarebbe dovuta passare dal Tribunale di Milano con un processo assai lungo e complesso.

C’è anzi da dire che proprio Elliott starebbe facendo in modo di rendere attraente la società operativa (il Milan) in modo da poterla rivendere più facilmente, se l’anno prossimo non venisse onorata la scadenza del debito.

Il club rossonero ha attualmente in carico, in termini di debiti, circa 123 milioni di obbligazioni (due tranche da 50 e 73 milioni sottoscritte da Elliott) più altri 100 milioni di factoring. Il debito bancario è invece stato estinto. Fra i debiti dovrebbero essere comprese anche le cifre da corrispondere ai club italiani nei due anni futuri per la campagna acquisti sontuosa di questi mesi, che è stata rateizzata.

Da parte sua l’azionista Yonghong Li ha davanti a sè qualche carta da giocare. Innanzitutto entro la fine dell’anno dovrà mettere mano ancora al portafoglio per la parte restante dell’aumento di capitale da 60 milioni: dopo aver iniettato 22 milioni qualche settimana fa, altri 5 milioni arriveranno in settembre e il resto progressivamente entro il 31 dicembre. Il prossimo anno, di fronte alle scadenze con Elliott, Mr Li potrebbe poi andare a rifinanziare i prestiti con qualche altra banca oppure potrebbe aprire la compagine azionaria ad altri soci. Ha un anno di tempo per studiare la migliore soluzione. Proprio la Roma ha, del resto, rifinanziato i suoi debiti per 230 milioni con Goldman Sachs. Di sicuro, la polemica di questi giorni tra Pallotta e gli azionisti cinesi del Milan mostra la debolezza di alcuni club italiani, come appunto il Milan e la Roma, che non brillano certo per la forza dei loro bilanci.