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L’Opec richiama alla disciplina sui tagli di produzione

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L’Opec richiama alla disciplina sui tagli di produzione

(Olycom)
(Olycom)

L’Opec è maestra nel diffondere rumor per influenzare il mercato del petrolio. Ma dagli incontri con i «disubbidienti» del gruppo, Paesi che non tagliano la produzione come promesso, non è filtrata nemmeno un’indiscrezione: segno che forse nei due giorni di incontri ad Abu Dhabi non sono stati fatti grandi passi avanti per rimettere in riga Iraq, Emirati arabi uniti, Kazkhstan e Malaysia.

I primi due, membri dell’Opec, non hanno ridotto a sufficienza le estrazioni, gli altri le hanno addirittura aumentate, in sfregio agli impegni assunti lo scorso dicembre e riconfermati a giugno, quando l’accordo per togliere dal mercato 1,8 milioni di barili al giorno di greggio è stato prorogato fino a marzo 2018.

Il mercato non è rimasto colpito dal comunicato ufficiale, in cui l’Opec riferisce di discussioni «fruttuose» condotte in un’«atmosfera costruttiva», e il barile ha concluso la seduta in ribasso di circa mezzo punto percentuale, con il Brent a 52,14 $ e il Wti a 49,17 $.

Qualche indiscrezione in realtà è arrivata, dall’Arabia Saudita. Ma a proposito dell’intenzione di Saudi Aramco di continuare a ridurre l’export di greggio, tagliando «almeno 520mila bg» a settembre secondo fonti Reuters.

Il Governo iracheno ha inoltre fatto sapere che il ministro del Petrolio Jabar Al Luaibi si sta recando a Riad per discutere con il omologo Khalid Al Falih di «sviluppi sul mercato petrolifero, coordinamento e sforzi congiunti per raggiungere gli scopi concordati nei vertici Opec». Non è escluso insomma che ci sia qualche nuovo sviluppo.

Baghdad è stata finora la principale spina nel fianco per i sauditi, impegnati a far rispettare i tagli di produzione. Riluttante ad aderire agli accordi, l’Iraq si è sempre lamentato anche del metodo scelto, contestando la scelta delle stime di fonti terze come riferimento per i tagli: nel suo caso sarebbero state troppo basse, obbligandola a fare sacrifici sproporzionati. In giugno la sua adesione ai tagli è scesa ad appena il 60%.

«Emirati arabi uniti, Iraq, Kazakhstan e Malaysia – recita il comunicato Opec di ieri – hanno espresso il loro pieno supporto per il meccanismo di monitoraggio esistente e la loro volontà a cooperare pienamente nei mesi a venire, per raggiungere l’obiettivo della totale conformità». Come, non è dato sapere. Almeno per il momento.

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