Sia, gigante italiano di infrastrutture e servizi tecnologici per gli istituti finanziari, è entrato nella partita dei pagamenti mobile con Jiffy: un servizio per inviare e ricevere denaro via smartphone, utilizzando il proprio numero di cellulare. La piattaforma ha incassato per ora 4,2 milioni di utenti e l'adesione di un totale di 120 banche italiane. Come funziona? Nata come soluzione per i trasferimenti fra privati, si è aperta da poco al “P2B” (person to business): la possibilità di pagare in negozio, all'interno di un primo circuito di 150 esercizi convenzionati da Intesa Sanpaolo. Il funzionamento è analogo a quella di parte dei concorrenti: il negoziante inserisce l'importo, la app genera un Qr code che il cliente inquadra con lo smartphone. La transazione viene poi autorizzata con impronta digitale o Pin. A livello normativo, il servizio rientra nei regolamenti della Banca d'Italia ed è vigilato come qualsiasi attività finanziaria.
I pronostici sono in crescita, almeno per quanto riguarda l a base di utenti. Sia punta a far crescere la clientela del 50% su scala annua, insistendo sulla «semplicità» del prodotto: il servizio è convenzionato con gli istituti bancari, facendo sì che i trasferimenti possano essere gestiti direttamente dal proprio conto corrente. «Le 120 banche nel nostro circuito rappresentano l'80% del mercato complessivo. E questo è un bel vantaggio in termini di competizione» spiega Marco Polissi, responsabile dei pagamenti digitali di Sia. Il modello di business, cioè il margine di guadagno, non dipende da Sia ma dalla strategia delle banche convenzionate: ogni istituto può scegliere come generare ricavi dalle transazioni “digitali” della sua clientela. «In fondo è un servizio offerto alle banche, e ogni banca può decidere come guadagnare – spiega Polissi – C'è chi ha optato per trattenere una commissione e chi lo propone come servizio embedded sui suoi conti correnti». L'irruzione dei servizi di Whatsapp non inquieta troppo l'azienda, anzi. «Sicuramente è un player di grande importanza. Darà una spinta per fare in modo che gli utenti utilizzino questo tipo di servizi – dice Polissi – Anche ApplePay (un servizio simile di Apple, ndr) aveva giocato a favore dei pagamenti mobile, pensiamo che lo farà anche Whatsapp. Bisogna capire ancora come».
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