Trasferimenti senza commissioni,direttamente dal proprio conto in banca. Tinaba, il servizio lanciato nel 2016 dal fondo Sator di Matteo Arpe, sfrutta una tecnologia nota nel fintech: una piattaforma per inviare denaro ed effettuare pagamenti a costo zero, nata con un investimento da 30 milioni di euro. In Italia il servizio ha debuttato in partnership con Banca Profilo, una banca di investimento che si occupa di private banking e capital market, e punta a stringere altre intese in Italia ed Europa. Ad oggi, però, la crescita va a rilento: l’azienda conta di raggiungere 50mila utenti entro l’anno e 250mila nel 2018. In questo senso, l’avvento di Whatsapp e del suo sistema Payments potrebbe essere più un volano che un freno alla sua crescita. Elena Lavezzi, co-Ceo di Tinaba, ne parla come una «grande occasione per a crescita» del servizio. «Vista la capillarità della famosa chat - dice - questo permetterebbe a milioni di italiani di abituarsi all'idea di trasferire velocemente piccole somme di denaro su base quotidiana tramite dispositivi digitali». Il servizio punta a infilarsi negli spazi lasciati scoperti da giganti come Whatsapp e le varie applicazioni di pagamento P2P (peer-to-peer) e B2B (business-to-business) che si espanderanno sul mercato italiano. Come spiega Lavezzi, la app consente di sfruttare opportunità integrative al solo pagamento come «casse comuni, raccolte nelle forma di crowdfunding e servizi finanziari accessibili anche ai giovani, seppur molto avanzati». Resta il nodo della profittabilità. Tinaba non incassa commissioni dalle transazioni, ma regge il suo modello di business sull’offerta di servizi premium per la clientela. «Il modello di business è basato sui servizi a valore aggiunto che proporremo ai negozianti, in base alle loro caratteristiche ed esigenze - dice - L’obiettivo è di permettere loro di offrire in store un'esperienza d'acquisto sempre più vicina al mondo degli e-commerce». Per il futuro sono in lavorazione prodotti di risparmio e di investimento, con l’obiettivo di allargare alla platea retail prodotti già diffusi tra i clienti private. Quanto alla vigilanza, la app è «interconnessa con intermediari vigilati dalle Autorità di Vigilanza - dice Lavezzi - Abbiamo di conseguenza un sistemacontrollato . Anzi, è essere integrati in un sistema bancario consente di tenere a zero i costi delle transazioni».
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