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Parigi punta al compromesso su Fincantieri

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Parigi punta al compromesso su Fincantieri

  • –Celestina Dominelli

«La nazionalizzazione è stata una decisione temporanea. L’11 settembre sarò a Roma per cercare di costruire un nuovo compromesso su Fincantieri e Stx con Pier Carlo Padoan e il governo italiano. Resto convinto che la cooperazione tra la Francia e Fincantieri rimanga la migliore opzione per Saint-Nazaire». Se il messaggio consegnato ieri, a margine del Forum Ambrosetti, da Bruno Le Maire, ministro francese dell’Economia, spianerà la strada a un accordo per fine settembre, quando il premier Paolo Gentiloni e il presidente Emmanuel Macron si vedranno a Lione, è ancora presto per dirlo. Di certo, c’è che Le Maire ha lanciato segnali distensivi, consapevole che, sull’asse Roma-Parigi, s’intersecano più fronti. E, non a caso, qualcuno gli ha ricordato anche la partita su Tim-Vivendi, che potrebbe fare capolino al tavolo dell’11 settembre. «Non so perché in agosto e settembre ci sia stata una forte reazione contro le imprese francesi in Italia - ha replicato il ministro -, ciò che voglio davvero spiegare è che gli investimenti italiani sono benvenuti in Francia e spero davvero che anche gli investimenti francesi siano benvenuti in Italia. All’incontro con Padoan ci saranno molti dossier sul tavolo e abbiamo deciso di trovare soluzioni ai malintesi».

Vero è che lo stop di Parigi qualche contraccolpo l’ha creato. Così Emma Marcegaglia, nella sua veste di presidente di Business Europe, non ha usato giri di parole quando ieri, in un pranzo riservato, cui hanno preso parte anche il presidente di Generali, Gabriele Galateri di Genola, e il vice presidente di Tim, Giuseppe Recchi, ha incontrato lo stesso Le Maire. «Il tema Fincantieri rischia di rovinare un rapporto importante tra Italia e Francia. C’era un contratto, i coreani azionisti al 66,7% andavano bene, gli italiani no», ha spiegato la leader degli industriali europei e presidente di Eni al termine non prima di aver sottolineato che «Le Maire presenterà un’offerta migliorativa. Se sia sufficiente non lo sappiamo, ma l’impressione è che abbiano sottovalutato l’impatto che la loro scelta poteva avere. Se rilanceranno sulle navi militari? Penso di sì, ma è un’opinione personale».

Le diplomazie sono al lavoro nel tentativo di predisporre una prima bozza di discussione che fa perno sulla volontà comune di costruire una forte alleanza nel civile e nel militare. Da dove si riparte? Prima dell’alt parigino, si era parlato di un possibile controllo italiano in due tempi, poi accantonato. Ma il negoziato tra Fincantieri, da un lato, Naval Group (NG, ex Dcns) e Ape (l’agenzia statale, cui fa capo la quota in Stx France), dall’altro, aveva poi prodotto un’accelerazione nell’integrazione tra i due gruppi (si veda il Sole 24 Ore del 20 luglio), recuperando quel progetto Magellano, sul tavolo già nel 2015, che prevedeva le nozze tra le due sponde. Su quella base, su cui l’ad di Fincantieri Giuseppe Bono e il suo omologo di NG, Hervé Guillou, sono allineati - e che rappresenterebbe un primo passo concreto verso quel consolidamento dell’industria europea di settore, molto caro al manager calabrese -, si potrebbe innestare quindi il tassello Stx attraverso una soluzione che potrebbe, per esempio, passare da un veicolo societario, cui conferire poi Saint-Nazaire e altre attività rilevanti. Un’ipotesi di lavoro, tutta ancora da dettagliare, che consentirebbe quella «combinazione delle capacità» tra Fincantieri, Stx e NG, auspicata nella nota seguita all’ultimo incontro ministeriale .

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