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Bitcoin ad altissima volatilità. Ecco come fare trading (anche al…

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Bitcoin ad altissima volatilità. Ecco come fare trading (anche al ribasso)

Reuters
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Jamie Dimon è pronto a lasciare a casa qualsiasi trader di JPMorgan che si metta a giocare con bitcoin: «È contro le nostre regole, oltre che stupido». In effetti il trading sulle criptovalute non è per tutti, anzi: chi lo vuole fare deve avvicinarsi con estrema prudenza perché stiamo parlando di strumenti ad altissimo rischio. Ma è indubbio che le performance spettacolari degli ultimi mesi hanno calamitato, anche in Italia, l’interesse di schiere crescenti di investitori .

Complice lo stop di Pechino agli scambi per i cinesi che ha fatto precipitare le quotazioni, sulle piattaforme sono girati oggi oltre 8 miliardi di dollari in criptovalute. E un recente sondaggio di Bank of America Merrill Lynch tra i maggiori fund manager globali ha visto il bitcoin diventare il trade più “caldo” del momento, superando le scommesse lunghe sul Nasdaq e quelle ribassiste sul dollaro.

Strumenti con scarsa regolamentazione
Forse le posizioni lunghe sulla criptovaluta si sono ridimensionate nel corso dell’ultima settimana, che ha visto uno scivolone di quasi il 40%. Proprio le parole di Dimon -, che ha parlato di «truffa peggiore di quella dei tulipani» che si è «trasformata in una bolla che non finirà bene» - hanno tagliato le gambe alle quotazioni in un mercato già innervosito dal bando decretato dalla Cina per le Ico, le offerte iniziali di valute utilizzate, senza troppe regole, per finanziare business e servizi nel mondo delle criptovalute. Poi, nella notte, l’annuncio delle prime chiusure di exchange per i cinesi ha fatto il resto. Il risultato è che bitcoin, che a inizio settembre aveva toccato il record a quota 5.000 dollari, è scivolato in una decina di giorni fino a 3.000.

«Dal punto di vista tecnico sembra trattarsi di un ritracciamento dopo i guadagni degli ultimi mesi - commenta Federico Izzi, analista tecnico-finanziario specializzato in criptovalute -: i commenti di Dimon e le le decisioni cinesi hanno fornito il pretesto per i realizzi dopo che il valore si è quintuplicato da inizio anno.

Pur in assenza di strumenti finanziari ufficiali, la spinta al trading sulle criptovalute ha portato allo sviluppo di meccanismi per operare in questo mercato. Dove, peraltro, è necessaria estrema prudenza: «Ad altissima volatilità corrisponde altissimo rischio, tanto più che bitcoin non offre alcuna garanzia e potrebbe in teoria valere zero», mette in guardia Izzi.

Vediamo come è possibile operare su questi mercati, anche al ribasso.

Acquisti diretti via exchange
Il modo più semplice è l’acquisto diretto. Il modo più semplice ed economico è registrarsi su una delle tante piattaforme centralizzate - quelle over the counter - che offrono il servizio di conversione tra criptovalute e dollari o euro come Bitstamp, Kraken, Coinbase o The Rock Trading, fondata da tre ragazzi italiani. Tra quelle più liquide, che quindi garantiscono spread minori, emerge Bitfinex su cui transitano più del 10% delle transazioni globali (oggi più di un miliardo di dollari). Le fee sulle transazioni sono basse, aggirandosi attorno allo 0,2%.

L’alta volatilità del mercato permette di sfruttare anche le differenze di quotazioni tra le piattaforme, che possono arrivare anche a qualche decina di dollari: «Anche gli arbitraggi stanno prendendo piede, ma solo gli operatori dotati di algorimti raffinati ed enorme potenza di calcolo hanno la possibilità di operare sul trading ad alta velocità», spiega Izzi.

Accanto a queste piattaforme ci sono anche quelle decentralizzate, come Bitshares ed Etherdelta, dove le transazioni avvengono sulla base del meccanismo proprio del bitcoin, vale a dire sulla base della validazione distribuita che allunga di molto i tempi dell’operazione, un fatto che mal si concilia con l’esigenza di rapidità del trader.

A differenza di queste ultime, le piattaforme centralizzate richiedono però di solito un deposito dei bitcoin (l’ewallet) presso di loro, il che però rappresenta un rischio, perché si perde il controllo diretto delle valute e della protezione crittografica.

Derivati allo studio
Sul fronte dei derivati non esistono molte alternative per investire in bitcoin con una riduzione dei rischi. Stando ai rumors di mercato, il Cboe di Chicago avrebbe allo studio la possibilità di quotare opzioni sul bitcoin, ma siamo fermi alle voci. Mentre i fratelli Winklevoss, quelli che hanno fatto causa a Zuckerberg per rivendicare l’idea di Facebook, sperano ancora di riuscire a ottenere il via libera per un Etf su bitcoin, ma la Sec ha già due volte respinto la richiesta.

Esiste invece da due anni a Stoccolma un Etn, un exchange traded note, che replica l’andamento della criptovaluta, pur senza offrire tutte le garanzie dei tradizionali Etf. Esistono poi anche diversi Cfd, altri strumenti che replicano l’andamento del bitcoin, ma che dipendono dalle condizioni di mercato per quanto riguarda lo spread che, tenendo conto della volatilità degli ultimi mesi, ha raggiunto livelli ingenti.

La richiesta di investimenti in criptovalute ha portato anche a un proliferare di hedge fund specializzati su questi strumenti, spesso lanciati dalla sera alla mattina: Autonomous Next, società specialziata nel fintech, ne ha mappati più di 50.

Vendite allo scoperto?
L’assenza di prodotti derivati rende piuttosto complesso il gioco al ribasso sul bitcoin. Ma aprire posizioni short è possibile. Bitfinex offre la possibilità delle tradizionali vendite allo scoperto grazie al finanziamento con una garanzia del 30% e uno stop-loss del 15%: in sostanza con il deposito di 30 dollari si ottiene il finanziamento per 100 dollari, ma se il bitcoin ha oscillazioni, al rialzo o al ribasso, superiori al 15% la posizione viene liquidata automaticamente.

Un finanziamento che vale sia per aprire posizioni lunghe che corte. I tassi si sono allineati attorno allo 0,2%, ma nel caso short viene applicato un ulteriore interesse sulla somma marginata che varia a seconda il tipo di contratto, dell’affidabilità del cliente e della somma depositata. «Altri exchange impongono condizioni a garanzia più restrittive: ad esempio chiedono collaterali in bitcoin - spiega Izzi -: in pratica vendo allo scoperto un bitcoin se ho depositato almeno un bitcoin».

Investimenti indiretti
Esiste anche la possibilità di investimenti in via indiretta. C’è per esempio il Bitcoin Investment Trust, fondo quotato in Usa che ha in portafoglio più di 170mila bitcoin, il cui valore oscilla ovviamente di pari passo con le quotazioni del bitcoin. In una logica di più lungo periodo si può anche pensare all’investimento azionario: insieme ad Amd, Nvidia è il maggior produttore mondiale di schede Gpu necessarie per il mining di criptovalute. Morgan Stanley ha stimato che solo nel secondo trimestre 130 milioni di dollari di ricavi sono arrivati dalle vendite di chip legati al mining di ethereum. A oggi Nvidia è quotata 50 volta gli utili.

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