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L’accordo con i cinesi non basta: la rivista Rolling Stone è in…

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Editoria

L’accordo con i cinesi non basta: la rivista Rolling Stone è in vendita

Jann Wenner posa accanto a una copertina di Rolling Stone (Ansa/Ap)
Jann Wenner posa accanto a una copertina di Rolling Stone (Ansa/Ap)

La rivista Rolling Stone è un pezzo imprescindibile della (contro)cultura americana degli ultimi 50 anni. E, in questi 50 anni, Rolling Stone è stata innanzitutto un uomo: Jann Venner, giornalista, fondatore, direttore ed editore della rivista che negli anni Sessanta prese posizioni nette per l’amore libero e contro la guerra in Vietnam, all’indomani dello scioglimento dei Beatles fece a John Lennon l’intervista che tutti avrebbero voluto fare, nei Settanta sguinzagliò quel genio di Hunter S. Thompson in giro per il mondo a «inventare» il gonzo-journalism.
Rolling Stone e Jann Wenner, per gran parte di questi anni, sono stati essi stessi la controcultura americana, ma quel mondo fatica a resistere: dopo aver venduto, un anno fa, ai cinesi di Bandlab Technologies il 49% delle azioni, la cassaforte di famiglia Wenner Media si appresta a cedere anche il pacchetto di maggioranza della rivista, «per posizionare al meglio il marchio per una crescita futura». La nota ufficiale risale a ieri e porta la firma di Gus Wenner, figlio di Jann: «Abbiamo fatto grandi passi verso la trasformazione di Rolling Stone in un’azienda multi-piattaforma e siamo emozionati nel cercare la giusta casa per costruire sulle nostre forti fondamenta e far crescere il business in modo esponenziale». Il compito di cercare l’acquirente è stato affidato a Methuselah Advisors. In pole, secondo rumors di mercato, ci sarebbe la stessa cordata cinese del deal 2016, poco distante da American Media, altro gruppo con cui il fondatore spesso e volentieri ha fatto affari.

Shopping cinese in casa Wenner
Fondato nel 1967, Rolling Stone per mezzo secolo è stata un punto di riferimento della pop culture americana e non solo, contribuendo a definire quello che ancora oggi chiamiamo la «rock and roll way of life».

Ma il crollo di vendite e ricavi pubblicitari ha messo la creatura di Wenner in gravi difficoltà fino alla scelta di far entrare, un anno fa, nel capitale la Bandlab Technologies di Singapore, società di proprietà di Kuok Meng Ru, rampollo di una delle famiglie più ricche di Asia. All’inizio di quest’anno Wenner Media ha ceduto il controllo di altre due riviste del proprio perimetro, Men’s Journal e Us Weekley, all’American Media.

Una rivista da 60 milioni di lettori
Rolling Stone raggiunge più di 60 milioni di lettori al mese. Negli ultimi tre anni, secondo i dati diffusi da Wenner Media, ha visto crescere il proprio traffico online di quasi il 50% e i contatti dei video pubblicati di oltre il 700 per cento. Quando nel 2016 per la prima volta il capitale di Rolling Stone fu aperto a soci esterni, Wenner figlio parlò «opportunità di portare il marchio in mercati nuovi e diversi».

Sforzi che, purtroppo, non sono risultati sufficienti: il magazine che contribuì alla rivoluzione culturale e di costume di 50 anni fa non ha retto l’urto dell’ultima rivoluzione digitale. «Perché i tempi - direbbe Bob Dylan, idolo di Wenner padre - stanno cambiando».

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