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Eni: 1,5 miliardi di investimenti in ricerca

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Eni: 1,5 miliardi di investimenti in ricerca

  • –Celestina Dominelli

Dieci anni ormai alle spalle e un cambio di pelle che lo proietta come «un ponte» virtuale tra più tessere, a cominciare dall’Africa, «primo continente» per l’Eni. Che ieri, al Quirinale, alla presenza del capo dello Stato, Sergio Mattarella, ha celebrato il decimo anniversario dell’Eni Award, divenuto ormai un punto di riferimento per le ricerche innovative sull’energia, e consegnato i premi per il 2017 a valle delle oltre 700 proposte pervenute da 64 paesi differenti.

«Ricerca e progresso - ha esordito la presidente di Eni, Emma Marcegaglia, aprendo la cerimonia di conferimento - sono due elementi che da sempre Eni ritiene fondamentali per la crescita, non solo della nostra azienda, ma di tutto il paese. Strumenti su cui dobbiamo continuare a fare leva in particolare oggi, in uno scenario che si mostra nuovamente favorevole». Uno scenario in cui, ha osservato ancora Marcegaglia, si registrano segnali di ripresa per l’economia mondiale e per l’Italia. «La nostra industria mostra vitalità e competitività sul panorama internazionale e qualsiasi azienda che vuole guardare al futuro con fiducia deve lavorare alla ricerca. La ricerca è importante, imprescindibile e noi vogliamo essere protagonisti di questo processo che può aprire nuovi potenziali di crescita». E, su questo capitolo, lo sforzo di Eni negli ultimi anni non è mancato, come ha ricordato il ceo Descalzi. «Dal 2010 a oggi, abbiamo investito in ricerca scientifica oltre 1,5 miliardi in più di 400 progetti che hanno determinato più di 500 applicazioni di tecnologie innovative», e, ha precisato ancora il top manager, «abbiamo nel piano altri 500-600 milioni di euro».

Risorse che serviranno a puntellare ulteriormente il futuro del gruppo. Che, intanto, con un occhio all’Africa, guarda alle prossime scadenze, a partire dal maxi-giacimento di Zohr in Egitto. Dove, ha chiarito Descalzi a margine, il cronoprogramma non cambia. «La partenza per fine anno al momento è confermata, il progress è molto buono e faremmo una verifica sul campo in Egito a novembre. C’è il massimo dello sforzo e un grande valore al progetto perché sfruttiamo al massimo le risorse locali». Mentre in Iran, ha sottolineato il ceo, «stiamo andando avanti, stiamo ancora studiando: c’è da valutare il contesto contrattuale, vale a dire che contratto riusciremo ad avere e poi il contributo che possiamo dare, nonché le possibili sanzioni Usa. Siamo molto attenti - ha aggiunto - e vediamo come si sviluppano questi due fenomeni».

Un occhio al futuro, quindi, e uno sul presente e sui premi assegnati ieri che sono stati rimodulati per adattarsi ai nuovi scenari. Così, accanto al tradizionale riconoscimento “Giovane ricercatore dell’anno”, perché, come ha rammentato Emma Marcegaglia, «l’Eni e il paese hanno bisogno del talento e della voglia di fare dei giovani», è stata istituita la nuova sezione “Debutto nella ricerca: giovani talenti dall’Africa”, dedicata ai giovani laureati africani. E, tra i 71 candidati, il premio è andato a Blessing Onyeche Ugwoke (Nigeria) e a Yemane Kelemework Equbamariam (Etiopia). Tra i giovani ricercatori sono stati premiati Matteo Fasano e Stefano Langé. Mentre i riconoscimenti per la transizione energetica, le soluzioni ambientali avanzate e le frontiere dell’energia, sono stati conferiti, rispettivamente, a Robert Schlogl, Graham Hutchings e Jens Nielsen.

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