NEW YORK - George Soros e Bill Gates. È la sfida dei benefattori, di un grande finanziere e di un grande imprenditore che si sono dati alle fondazioni di beneficenza. A suon di miliardi come loro compete: il leggendario speculatore, che deve il successo iniziale alla scommessa contro la sterlina che “spezzò” la Banca d'Inghilterra, ha adesso annunciato di aver trasferito ben 18 miliardi di dollari di una vasta fortuna personale e familiare alla sua rete filantropica delle Open Society Foundations.
Una decisione che ha immediatamente catapultato Soros subito alle spalle di Gates quando si tratta di generosità: la Bill and Melinda Gates Foundation rimane saldamente al primo posto di questa speciale classifica con un “tesoro” di circa 44 miliardi, rimpinguato oltre che dai capitali del fondatore di Microsoft da quelli dell'amico e Oracolo di Omaha Warren Buffett.
Soros ha pero' sorpassato di slancio, nelle statistiche aggiornate dall'associazione nazionale delle istituzioni filantropiche statunitensi, gli altri grandi protagonisti, che non superano i 12 miliardi: dalla Fondazione Ford, che slitta ora al terzo posto, ad altri nomi celebri della Corporate America Getty, Johnson, Lilly e Hewlett che seguono a ruota.
Gli obiettivi e le strategie di questo universo di istituzioni a volte si sovrappongono, ma spesso le priorità sono diverse: nel caso di Gates, così, la sua fondazione si occupa anzitutto di salute e sviluppo nei paesi poveri e in regioni disagiate degli Stati Uniti. Soros ha invece finanziato anzitutto iniziative di difesa dei diritti umani e di promozone della democrazia - spesso senza arrendersi neppure davanti a screzi con i governi locali - grazie a una presenza in 120 Paesi. Non sono mancati tuttavia neppure suoi interventi umanitari d'emergenza nella lotta all'epidemia di Ebola in Africa.
L'87enne Soros - il cui family office, il fondo di famiglia, ha gestito funora in tutto circa 26 miliardi - aveva dato vita alla prima Open Societies Foundation, battezzata in omaggio al lavoro del filosofo Karl Popper, nel 1984 in Ungheria. Vale a dire nel suo paese natale dove era sopravvissuto all'occupazione nazista prima e in seguito era sfuggito al regime comunista per fare fortuna a Wall Street. E' stata una scelta mai abbandonata: la piu' recente Open Societies l'ha lanciata a Myanmar soltanto l'anno scorso.
Il suo impegno politico è forte negli stessi Stati Uniti, ormai da sempre patria d'adozione: ha varato campagne contro razzismo, xenofobia e discriminazione sull'onda delle ultime elezioni che hanno visto la vittoria di Donald Trump. Una delle ultime scommesse finanziarie questa volta persa da Soros - un miliardo di dollari - era stata proprio contro un successo alle urne di Trump.
Il finanziere è un tradizionale sostenitore di cause progressiste e di candidati democratici, Hillary Clinton compresa, nonche' oggetto di pesanti critiche dai conservatori e dalla destra, in America come all'estero. La sua nuova donazione filantropica - assieme alle vetta delle classfiche della filantropia americana e globale - gli assicura di rimanere anche in futuro al centro delle controversie. Anche se la fondazione ha indicato di non avere in programma espansioni immediate della sua attività come risultato della nuova dichiarata ricchezza.
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