Prende concretamente il via l’asta per la cessione di Persidera da parte di Telecom Italia. Secondo indiscrezioni sarebbe stata inviata negli ultimi giorni ai potenziali interessati la documentazione (in gergo tecnico i «teaser») per la vendita della società che ha 5 multiplex ed è controllata al 70% da Tim e al 30% da Gedi.
Al lavoro sarebbero gli advisor Lazard, Barclays e Credit Suisse. Il dossier sarebbe arrivato in particolare sia a fondi infrastrutturali sia a private equity tradizionali.
Infatti Persidera ha attività infrastrutturali ma anche di servizi: un mix che potrebbe spingere anche i private equity classici ad esaminare il dossier. La documentazione sarebbe così arrivata a grandi private equity americani come Blackstone, Kkr e britannici come Trilantic e Terra Firma. In più ci potrebbero essere gruppi infrastrutturali esteri come gli australiani di Macquarie.
Resta da capire il ruolo di EI Towers e Rai Way, che avrebbero ricevuto il dossier ma per le quali esiste una tematica antitrust da approfondire.
Infine, tra i gruppi finanziari italiani potrebbero guardare a Persidera sia F2i sia Clessidra. Si tratta di un ricorso storico visto che già nel 2014 i due gruppi finanziari avevano esaminato l’operazione, quando era stata tentata la strada della vendita.
Ma l’attuale Persidera è una società ben diversa da quella finita sul mercato tre anni fa e sempre meno strategica per Telecom Italia. A quel tempo stava per essere staccato il cordone ombelicale con Telecom Italia Media ed era appena passata di mano a Urbano Cairo la proprietà de La7. Nel 2017 è venuto a mancare il contratto con Cairo stesso, anche se il management sta lavorando sullo sviluppo. Tra i principali clienti ci sono tutti i network indipendenti, tra i quali anche Discovery.
L’azienda, che ha cinque multiplex, nel 2016 ha realizzato un fatturato di 80 milioni, un Ebitda di oltre 40 milioni e un utile di circa 15 milioni di euro, distribuendo dividendi per 13 milioni di euro e con un debito di 53 milioni.Gli analisti di Equita Sim prevedono un margine operativo lordo nel 2017 di circa 38 milioni di euro.
Il vero problema, come nel 2014, resta una valorizzazione del gruppo che sia congrua per i venditori. Tim, che ne detiene il 70%, punta ad arrivare ad una quotazione superiore ai 350 milioni di euro.
Nel 2014, per fare un esempio, dopo una lunga asta era arrivata una sola offerta, quella di Clessidra, per una valutazione ben lontana dai 500 milioni di euro preventivata dai compratori. Ora l’asticella dovrebbe essere a un livello inferiore.
In ogni caso il processo è ben avviato, anche se in fase iniziale. Nel maggio scorsoVivendi aveva ricevuto il via libera della Commissione dell’Unione europea a prendere il controllo di fatto di Tim, a patto che quest’ultima uscisse dall’alleanza con Gedi che possiede una quota del 30 per cento.
Per controllare che la tabella di marcia venga rispettata i francesi hanno dovuto nominare un consulente esterno. L’incarico è stato affidato ad Advolis, una società di audit francese.
Ora il processo prevederebbe che i soggetti contattati nella scorsa settimana con la documentazione, quindi fondi e gruppi strategici, abbiano qualche settimana di tempo per manifestare il loro interesse per Persidera. Dopo di che dovrebbe essere fissata una scadenza per le offerte non vincolanti.
Per l’individuazione di un compratore potrebbe comunque essere necessario un processo competitivo abbastanza lungo. Al contrario, se non si troverà un acquirente, Tim dovrà far confluire la sua partecipazione a un trust.
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