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Chi tutela i risparmiatori dai broker ciprioti?

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FOREX E OPZIONI BINARIE

Chi tutela i risparmiatori dai broker ciprioti?

(Bloomberg)
(Bloomberg)

Alcuni tra gli strumenti finanziari più speculativi, come Forex e opzioni binarie, sono ormai diventati da tempo una “specialità cipriota”, con centinaia di operatori di ogni dimensione concentrati nell’isola del Mediterraneo che da più di tredici anni fa parte dell’Unione europea.

A fine 2016 le autorità cipriote avevano censito 214 società Cif (Cyprus Investment Firms) con regolare licenza, quadruplicate di numero in appena 11 anni: nel 2005 erano appena 50, nel 2010 arrivavano a quota 92. A fine 2015 i clienti delle società finanziarie cipriote risultavano essere ben 1,2 milioni sul mercato Forex (in crescita del 55% rispetto all’anno precedente), quasi 341mila per le opzioni binarie (con un boom del 97% in un anno) e appena 88mila su strumenti tradizionali come i fondi Ucits (+16%). Nelle società finanziarie cipriote lavorano oltre 3200 dipendenti di ogni nazionalità.

A vigilare su questo eterogeneo mondo di operatori grandi e piccoli è la Cysec, la Cyprus Securities and Exchange Commission, il cui mandato è «esercitare un’efficace supervisione per assicurare la protezione degli investitori e uno sviluppo sano del mercato». Si tratta di una commissione fondata nel 2001 e attualmente composta da cinque membri, guidati dalla presidente Demetra Kalogerou.

Ma la Cysec in realtà è anche stata l’istituzione che il 3 maggio 2012 - per prima nell’Unione europea - sdoganò le opzioni binarie come strumenti finanziari, allo scopo ovviamente di attrarre decine di nuovi operatori sul suo territorio, seguita qualche mese dopo da Malta. Una licenza della Cysec rappresenta infatti una sorta di “passaporto comunitario” per operare in tutta l’Unione europea in ottemperanza alle direttive Mifid. Ricordiamo che ancora oggi le opzioni binarie, in buona parte della Ue, rientrano nella sfera del gioco d’azzardo e non in quella della finanza.

Esiste un’informativa precontrattuale per chi apre un conto presso un broker con sede a Cipro? Ovviamente sì, perché siamo all’interno dell’Unione europea. Su tutti i siti compaiono (in piccolo) avvertenze contro il “trading ad alto rischio”, ammonendo che c'è il pericolo concreto di perdere tutti i propri soldi. Di più: nell’informativa precontrattuale, alla voce “Potenziali conflitti di interessi”, viene menzionato con chiarezza il rischio che la società finanziaria “guadagni soldi, o eviti perdite finanziarie, a scapito del cliente”.

E ancora, sotto la voce “risk disclosure”, si sottolinea che “il cliente è responsabile di tutte le perdite sofferte sul suo conto. Di conseguenza, il cliente dev’essere pronto a perdere tutto il capitale investito. Non investite soldi che non potete permettervi di perdere”. Più chiaro di così è difficile. Ma siamo sicuri che gli incauti speculatori sedotti dal sogno dei soldi facili si soffermino su queste avvertenze?

Il risultato è che nel solo 2016 sono arrivati alla Cysec 305 reclami ufficiali contro società finanziarie presenti nell’isola. La maggior parte riguarda proprio i termini contrattuali (evidentemente firmati con leggerezza dai clienti) o le commissioni, ma anche un’esecuzione degli ordini lenta o poco trasparente e l’adeguatezza delle informative fornite.

Quali controlli effettua la Cysec sugli operatori locali? Denuncia regolarmente tutti i broker privi di licenza (come fece per esempio nel 2013 con TraderXP, NRGbinary, PlanetOption e LBinary) e talvolta sospende temporaneamente operatori che “mettono in pericolo l'interesse del cliente” (avvenne con Cedar Finance a fine 2013). In altre occasioni commina sanzioni amministrative che non si segnalano per particolare severità. In soldoni, fa il minimo indispensabile per salvaguardare uno dei business nazionali senza perdere la faccia.

Infine: Cysec collabora con le altre autorità di regolamentazione dei mercati europei? Sì, non può sottrarsi, ma probabilmente non con quella sollecitudine che metterebbe a rischio i maggiori operatori presenti sull’isola. Lo dimostra la vicenda della società IronFX, una delle maggiori sul Forex, sanzionata per appena 355mila euro a fronte di enormi irregolarità di ogni tipo.

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