Finanza & Mercati

Ocse, «Lotta alla povertà e lavoro dei giovani hanno…

  • Abbonati
  • Accedi
le previsioni autunnali dell'Ocse

Ocse, «Lotta alla povertà e lavoro dei giovani hanno priorità su pensioni»

«La spesa a favore delle persone in stato di povertà ha un effetto moltiplicativo molto maggiore, ogni euro speso è un euro che va in consumi. Se si spende per aumentare l’occupazione giovanile, si crea lavoro e si aumenta il reddito disponibile e quindi il Pil. Un allentamento dei requisiti per l’età pensionabile, invece, è solo un trasferimento di risorse da una fascia della popolazione a un’altra, senza creare reddito». Mauro Pisu, senior economist a capo del desk Italia all’Ocse, spiega il ‘no’ dell’Organizzazione all’allentamento del vincolo tra età pensionabile e aspettativa di vita, pur con un’apertura per i lavori più usuranti. «Ci sono differenze enormi tra alcuni lavori” e vanno prese in considerazione, “ma non si deve andare oltre», dice Pisu, in un colloquio con Radiocor Plus. E’ anche «una questione di equità sociale. Lo Stato ha risorse limitate e deve fare una scelta», sottolinea l’economista. La crisi – ricorda – ha colpito soprattutto i giovani che non trovano lavoro e i bambini, che in Italia sempre più spesso si trovano in povertà ed è dunque su di loro che vanno indirizzate le risorse, non su categorie che sono state più protette dalla recessione. Ad essere messa a rischio è anche l'affidabilità stessa del processo generale di riforma. La legge Fornero, tanto criticata in Italia, «è stata presa a modello in molti Paesi europei e a sua volta segue il modello svedese. Se l’Italia dovesse allentarla, per la sua credibilità sarebbe semplicemente un disastro», sottolinea Pisu. Il quadro che l’Economic Outlook semestrale dell’Ocse dipinge della Penisola è intanto quasi roseo, ma rischia di ingrigirsi, se il Paese non spinge ancora sulle riforme o, appunto, smonta quelle già fatte. Le stime del Pil sono state riviste al rialzo per il 2017 (1,6%) e 2018 (1,5%), temperate tuttavia da un più blando +1,3% quale primo pronostico per il 2019. «Le previsioni del Pil sono state alzate rispetto a settembre, ma la crescita potenziale italiana, ovvero di lungo periodo, resta piuttosto bassa, perché è bassa la crescita della produttività», spiega l’economista. Questo, però, «non significa che l’Italia sarà condannata per anni o decenni a questo tipo di fenomeno. Sono state fatte riforme che potrebbero incrementare la produttività». Come il piano Industria 4.0 che merita un giudizio «sicuramente positivo», perché «gli incentivi statali ben tarati» stanno avendo effetti positivi sugli investimenti, nonostante «la crescita dei crediti sia ancora moderata». Anche la riforma del lavoro ha dato una spinta alla crescita. «Peccato, però - aggiunge l’economista – che la decontribuzione non sia continuata a favore di una platea più ampia di lavoratori e venga limitata ai giovani. I suoi effetti sul mercato del lavoro saranno assai minori rispetto al 2015-2016, quando la decontribuzione era generalizzata». In effetti, l’Ocse prevede la disoccupazione in discesa nei prossimi anni, «ma non in maniera folgorante». Da ultimo un’annotazione sui conti pubblici, con un accenno al Governo che uscirà dalle urne del prossimo anno. «Il budget 2018 non sarà né recessivo, né espansivo, ma neutrale», dopo tre anni di bilanci leggermente espansivi, osserva Pisu. Di fronte alla Commissione che «chiede più severità» - aggiunge - «il ministro Padoan è sempre stato molto bravo e competente nel gestire tutte le situazioni. In futuro, vedremo».

(Il Sole 24 Ore Radiocor Plus)

© Riproduzione riservata