Un balzo (quasi) da Bitcoin. I prezzi del gas in Italia si sono impennati di oltre il 50% questa settimana, arrivando a superare 35 euro per Megawattora sul mercato spot del Punto di scambio virtuale (Psv).
I rialzi sono legati alla recente ondata di freddo, ma anche a difficoltà di rifornimento, che hanno spinto il ministero dello Sviluppo economico a decretare lo «stato di pre-allarme». Si tratta del primo livello di crisi in una scala che in teoria –passando per l’«allarme» vero e proprio – può arrivare fino all’«emergenza».
Ci eravamo già trovati in una situazione simile a gennaio di quest’anno. E anche stavolta, com’è stato allora, non dovrebbe accadere nulla di drammatico, anche se è probabile che ci toccherà sopportare rincari in bolletta, sia per il gas che per la luce. Ci sono infatti tensioni anche sul mercato dell’elettricità all’ingrosso, con il Pun o Prezzo unico nazionale a 75,9 €/MWh questo mese, contro una media di 42,8 € a dicembre 2016.
A risolvere le difficoltà potrebbe contribuire la festività dell’Immacolata, che dovrebbe ridurre quanto meno i consumi industriali. Le previsioni meteo d’altra parte indicano l’arrivo di nuove perturbazioni dal Nord Europa, con neve e gelo in diverse zone della Penisola. E comunque le temperature rigide non sono l’unico problema per il gas.
In realtà la colonnina di mercurio è scesa in una fase in cui il nostro sistema di importazione non funziona come dovrebbe.
Il gasdotto Tenp – che porta in Italia le forniture dal Nord Europa dal punto di ingresso di Passo Gries, al confine con la Svizzera – funziona con capacità dimezzata a causa di un lungo programma di manutenzione, che è cominciato lo scorso settembre e che durerà secondo le previsioni di Fluxys fino a marzo 2019.
I nostri stoccaggi fortunatamente sono pieni. Ma l’inverno è appena cominciato e secondo regole introdotte proprio per migliorare la sicurezza del siste ci sono tetti massimi di prelievo sia su base giornaliera che mensile, in modo da non consumare le scorte prima della bella stagione. Il governo può imporre deroghe, ma non in questa fase che è solo di «pre-allarme».
Per ora ci si affida alle leggi di mercato: il prezzo del gas sale, stimolando l’arrivo di nuova offerta (dall’estero, visto che la produzione italiana è sempre più scarsa e soddisfa a malapena il 5% del fabbisogno). In alternativa deve calare la domanda, ma questo non è facile né auspicabile, a meno che non avvenga grazie a una risalita delle temperature.
Il timore è che le cose non stiano andando secondo uno schema da manuale. Il gas è rincarato eccome: lo stacco dei prezzi Psv rispetto ai principali benchmark europei, come il Ttf, supera ormai 10 euro. Ma se i prelievi dagli stoccaggio sono aumentati, con richieste per quasi 100 milioni di mc ieri da Stogit ed Edison, le importazioni per ora non stanno decollando.
Dai dati di Snam Rete Gas risulta che quelle dalla Russia sono salite intorno a 115 milioni di mc al giorno dai 100 milioni circa della settimana scorsa, mentre i flussi dall’Algeria, nostro secondo fornitore, sono rimasti piatti (66 milioni di mc ieri). Appaiono sottoutilizzati persino i canali di importazione via Svizzera, nonostante le manutenzioni alla Tenp ne abbiano ridotto la portata.
I prezzi attuali in teoria dovrebbero riuscire ad attirare carichi di Gnl persino dagli Stati Uniti: i valori spot registrati lunedì al Psv equivalgono a 11,382 $/MMbtu, osserva Platts,ben oltre i prezzi di breakeven per le esportazioni da Usa, Medio Oriente e Nigeria.
Ma i rigassificatori di Panigaglia e Livorno, per limiti tecnici e scarsa competitività, continuano a restare vuoti. Il terminal di Rovigo, secondo fonti del Sole 24 Ore, non potrà invece accogliere carichi spot fino a lunedì.
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