Sono partiti questa notte, alle 6 di ieri sera ora della East Coast, i futures sul bitcoin al Cboe, subito con scambi molto attivi e volatilità elevata che hanno provocato un paio di blocchi del sito del Chicago Board Options Exchange. Dopo un weekend di assestamento delle quotazioni in seguito ai picchi di settimana scorsa, le quotazioni hanno ripreso a salire e ora il bitcoin è scambiato attorno a 16.200 dollari.
I contratti futures nelle prime ore di scambio sono stati poco meno di 2.500, quasi totalmente sulla scadenza del 17 gennaio. Solo una cinquantina di contratti hanno riguardato le scadenze di febbraio e marzo. Tutti i contratti hanno chiuso con prezzi in rialzo, a 18.500 dollari per la scadenza gennaio (in aumento di circa il 20%), indice che gli operatori si attendono un rialzo delle quotazioni nel prossimo mese. Il futura a un mese ha subìto forti oscillazioni, assestandosi a fine mattinata su rialzi di circa il 13% a quota 17.450 dollari.
Alta volatilità
Il contratto a gennaio ha aperto a 15.000 dollari balzando a 16.6000 nei primi cinque minuti di scambio, dando il via a un'altalena di quotazioni che poi ha chiuso in deciso rialzo. L'alta volatilità ha costretto il Cboe a bloccare le contrattazioni in un'occasione per eccesso di rialzo. Ma il traffico ha provocato qualche problema al sito del Cboe, che ha dovuto precisare tramite un portavoce che “a causa dell'elevato traffico i visitatori del sito potrebbero registrare una maggiore lentezza e l'indisponibilità del sito, ma tutti i sistemi operativi stanno funzionando regolarmente.
Lunedì prossimo tocca al Cme
La prossima settimana sarà il mercato rivale del Cme a lanciare i contratti futures, mentre anche il Nasdaq starebbe preparando il lancio per la prima metà del 2018. Con l'avvio dei contratti derivati, il bitcoin fa il suo ingresso nel “salotto buono” della finanza. Le grandi banche d'investimento hanno ribadito di essere contrarie a operare su uno strumento così volatile, anche tramite contratti derivati. Per il momento solo Goldman Sachs si è detta disponibile a trattare i futures per i propri clienti.
Le polemiche legate ai futures hanno riguardato anche il prezzo di riferimento, che sarà quello di Gemini, la piattaforma dei gemelli Winklevoss, quelli della causa a Mark Zuckerberg per il presunto furto dell'idea di Facebook. La piattaforma è infatti una delle ultima tra i grandi exchange di criptovalute, con scambi molto ridotti, di poco superiori all'un per cento del mercato globale. Nelle ultime 24 ore non risulta neanche tra le prime dieci piattaforme.
Due fondi Usa vogliono lanciare gli Etf
Intanto due fondi americani tornano all’attacco e chiedono alla Sec l’autorizzazione al lancio di due Etf basati sui bitcoin. Forti del debutto della criptomoneta sul mercato dei futures, Rex Shares LLC e Van Eck Associates Corp si sono nuovamente rivolti alla «Consob» americana - che in passato aveva già opposto un rifiuto - per chiedere il permesso di immettere sul mercato due fondi che replicherebbero l’andamento dei bitcoin invece di investirci direttamente.
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