Sono di indubbia rilevanza i temi proposti nella lettera della Banca d'Italia - inviata il 7 dicembre alle Banche di Credito Cooperativo e Casse Rurali in procinto di aderire ai Gruppi Bancari Cooperativi istituiti ai sensi della riforma di sistema - di cui l’altroieri Il Sole 24 Ore dava notizia nell'articolo di Luca Davi: “Stretta Bankitalia sul sistema BCC”.
Il Credito Cooperativo condivide pienamente i diversi contenuti della lettera, tenendo presente che il percorso riformatore è oltremodo complesso sotto vari profili (organizzativi, tecnici, ecc.) di cui non si potrà non tenere conto nella sua realizzazione.
Più in generale, credo sia opportuno considerare che il Credito Cooperativo non costituisca un rischio per il Paese, semmai – come l'esperienza ci ha insegnato – avendo svolto dall’inizio della crisi, e svolgendo tuttora, una azione anticiclica, ne rappresenta una risorsa. Le BCC non hanno mai costituito un “costo” per il Paese ed hanno avuto la capacità di risolvere al proprio interno situazioni di criticità; contribuendo anche a pagare le crisi di altri istituti bancari.
A fine 2016 il CET 1 medio delle BCC era del 16,8 per cento mentre il Total Capital Ratio era del 17,1 (con un totale di capitale e riserve di 20 miliardi di euro). Soprattutto, le BCC si dimostrano “meno rischiose” per clienti e risparmiatori (il livello delle sofferenze rispetto agli impieghi è inferiore rispetto alle altre banche, sia per la tipologia famiglie che per le piccole, medie e micro imprese, come anche per gli enti del terzo settore).
La qualità della relazione con la clientela è peraltro anche confermata dai dati dell'Arbitro Bancario Finanziario che certificano, per le BCC, il più basso tasso di ricorsi dell'intero sistema creditizio, come anche il più basso livello di soccombenza in caso di contenzioso. Infine, può essere utile ricordare come per ogni 100 euro raccolti sul territorio, le BCC ne impieghino in media 85 (di questi, 81 vengono reinvestiti direttamente sullo stesso territorio da dove si originano). Quindi, la piccola dimensione, di per sé, non è elemento di debolezza.
La riforma del Credito Cooperativo ha l’obiettivo di fornire al sistema delle BCC strumenti sempre più efficaci per consentire alle banche cooperative mutualistiche di continuare ad essere un “asset” importante per il Paese.
*Presidente Federcasse
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