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Esplode oleodotto in Libia, petrolio al record dal 2015

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Esplode oleodotto in Libia, petrolio al record dal 2015

La Libia torna a far correre le quotazioni del petrolio, spingendole al record da maggio 2015: vicino a 67 dollari al barile nel caso del Brent e a 60 dollari nel caso del Wti.

La notizia dell’esplosione di un oleodotto, forse a causa di un attentato, è piombata sul mercato proprio mentre si stava attenuando la preoccupazione per un’altra importante infrastruttura di trasporto: le riparazioni alla rete del Forties, nel Mare del Nord, sono state ultimate e i flussi – che si erano interrotti l’11 dicembre – sono in ripresa, con l’obiettivo di tornare alla normalità ai primi di gennaio.

L’incidente in Libia ha anche, forse soprattutto, una valenza geopolitica. La pipeline messa fuori uso è di proprietà della Wafa Oil Co, joint venture tra la National Oil Company (Noc) e i partner americani Hess Corp, Marathon Oil e ConocoPhillips, e collega i pozzi della Cirenaica al terminal di Es Sider, il porto pricipale per l’export di greggio libico, con una capacità di 450mila barili al giorno e grandi depositi di stoccaggio.

Il porto era rimasto bloccato per oltre due anni a causa della guerra civile e aveva ripreso a funzionare solo da marzo, fornendo un contributo cruciale per far risalire la produzione libica a un milione di bg, il massimo da 4 anni.

Artefice della svolta era stato il generale Khalifa Haftar, che alla guida dell’Esercito di liberazione nazionale l’aveva riconquistato insieme a Ras Lanuf e altri due terminal per consegnarlo alla nuova Noc, riunificata dopo lo scisma e riconosciuta sia dalle autorità di Tripoli che da quelle di Tobruk.

Ieri la Noc ha comunicato che dovrà ridurre le estrazioni di 70-100mila bg per un tempo imprecisato. Non ci sono conferme ufficiali sulla causa dell’esplosione, che in teoria potrebbe anche essere dovuta alla scarsa manutenzione dell’oleodotto, usurato da anni di guerra: un mese fa il presidente della Wafa, Ahmed Ammar, lamentava la scarsità di fondi, che impediva di espandere la produzione oltre 260mila bg. Fonti militari sentite dalla Reuters affermano tuttavia che la responsabilità è di un commando di terroristi.

Nel Paese nordafricano, mai davvero pacificato, la tensione è risalita dopo che il generale Haftar dieci giorni fa ha definito «obsoleto» il governo di Tripoli, sostenuto dall’Onu, lasciando intendere di volersi candidare alle elezioni.

Ad accentuare i rialzi sui mercati petroliferi, che hanno sfiorato il 3%, hanno contribuito i volumi di scambio esigui a causa delle festività: sono passati di mano circa 50mila contratti sul Brent, un quinto rispetto alla media.

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