È il re delle scommesse improbabili. E l'ultima è quella del momento, nientemeno che il bitcoin. Il controverso miliardario americano Peter Thiel ha fatto fama e fortuna in modo insolito anche per gli standard di Silicon Valley, patria di imprenditori e finanzieri fuori dalle norme. Salito alla ribalta tra i fondatori di Paypal, negli ultimi anni è finito sotto i riflettori per la sua conversione da repubblicano libertario a paladino di Donald Trump, forse il solo nell’élite dell’hi-tech. Ha finanziato il collasso di Gawker, sostenendo il ricorso della stella della lotta-spettacolo Hulk Hogan contro la società di media per violazione della privacy. E, tra le scommesse più sorprendenti, annovera tecnologie futuristiche - o fantasiose - per il prolungamento infinito della vita e il «seastading», la nascita di città galleggianti. Adesso è venuto alla luce che Thiel almeno da 2012 ha silenziosamente puntato sulla criptovaluta. Un’operazione da vera fantascienza finanziaria: grazie alla quale, per l’esattezza, avrebbe trasformato pochi milioni di dollari, spiccioli per lui, in investimenti che ora valuta centinaia di milioni di dollari.
Tutto è passato attraverso il suo fondo di venture capital Founders Fund: comprò tra i i 15 e venti milioni di dollari di bitcoin agli albori della sua ascesa. Ed è questa cifra che, dopo la grande corsa della volatile criptovaluta, è diventata un vero e proprio tesoro, rivelato formalmente nelle comunicazioni del gruppo di Thiel agli investitori. L’ultimo anno è stato quello decisivo per il guadagno «virtuale»: bitcoin era partita da una quotazione di mille dollari ed è arrivata vicino ai ventimila prima di terminare dicembre 14.000. Ieri, spinta dalle indiscrezioni sulla scommessa di Thiel, è salita nuovamente di circa il 10 per cento superando quota 15mila.
Le puntate di Founders, certo, non si fermano alle speranze su bitcoin. Il fondo ha in gestione tre miliardi e investito in oltre cento società spesso d’avanguardia- da Facebook a Airbnb, da SpaceX a Lyft. Ma l’attrazione di Thiel per la cripto-valuta a ben guardare è indicativa delle sue aggressive strategie, che se gli scettici accusano di avventurismo finora sono spesso state lungimiranti in termini di performance. Parlando in Arabia Saudita solo lo scorso autunno, aveva definito bitcoin tuttora «carismatica» (anche se lui avrebbe comprato quando valeva solo tra i duemila e i tremila dollari). Il suo atteggiamento non convenzionale è evidente quando si considera che tradizionalmente il venture capital, se investe in valute digitali, lo fa preferendo la loro infrastrutture, startup considerate più sicure e impegnate nella sottostante tecnologia di blockchain, al ritmo di 1,4 miliardi negli ultimi due anni. Una scelta che Thiel non ignora - è esposto a hedge specializzati in crypto-currencies quali Metastable e Polychain e a società quali BitPay e BitGo - ma questo non gli basta.
I successi del finanziere - che ha 50 anni, è nato a Francoforte e ha cittadinanza tedesca, statunitense e neozelandese - sono ormai celebri e mai timidi. Venduta con profitto Payal a eBay nel 2002 per 1,5 miliardi, ha dato vita al fondo hedge Clarium e alla società di software Palantir Technologies. Al 2004 risale un’altra intuizione preveggente: divenne il primo investitore esterno di Facebook, comprando una quota del 10,2% del social network per mezzo milione di dollari (nel 2012 la vendette quasi interamente per un miliardo). Founders Fund l’ha lanciato nel 2005. Il suo patrimonio personale nel 2017 è stato stimato in 2,6 miliardi, buoni per il 315esimo posto nella classifica dei super-ricchi della rivista Forbes. Per il momento bitcoin lo sta rendendo ancora più ricco e famoso.
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