È stato un anno di luci e ombre per il settore aereo: mentre archivia 12 mesi ancora in crescita, con utili e ricavi record per la maggior parte dei vettori, al contempo è riuscito ad inanellare una serie di casi di bancarotta come non succedeva da anni. Ad accendere la miccia che ha messo in crisi alcuni tra i più importanti vettori europei, è stato l’abbandono da parte di Etihad della strategia di espansione in Europa. Come un castello di sabbia, il network costruito dalla compagnia emiratina si è sgretolato velocemente. Air Berlin, la seconda compagnia tedesca, è stata costretta a portare i libri in tribunale e ad essere ceduta a pezzi, andati per la maggior parte a Lufthansa, ma anche a easyJet che ha rilevato slot e aerei. Ripercussioni a catena su Alitalia, sulla svizzera Darwin e sull’austriaca Niki, tutti ex componenti del network di Etihad. Non una crisi strutturale, dunque, ma un cambio di strategia di un vettore che come già tentato da Swissair prima del fallimento, aveva cercato di crescere acquisendo compagnie del Vecchio Continente, fallendo in entrambi i casi.
La concorrenza dei vettori low cost, le ripercussioni degli attentati terroristici sono stati fatali anche per la compagnia inglese Monarch. Altro caso quello di Ryanair che per la prima volta dalla sua fondazione è stata costretta ad accettare i sindacati per evitare scioperi rovinosi nel periodo delle feste natalizie.
Tutti segali di un settore che sta cambiando per muoversi velocemente verso il consolidamento dei vettori europei come da anni auspicato, ma finora poco praticato. Il modello è quello americano dove le ristrutturazioni seguite da processi di fusioni e rilanci hanno portato le prime quattro compagnie aeree (American Airlines, Delta Air Lines, United e Southwest Airlines) a controllare il 70% del mercato Usa.
In Europa, il settore è ancora frammentato e le leading compagnies rappresentano meno del 50%, minacciate dalla presenza delle low cost, in primis Ryanair e easyJet, diventate la prima e la terza compagnia europea. Le quali non sono estranee al processo di trasformazione del loro modello di business, costrette a fronteggiare l'aumento dei costi, in particolare quello del lavoro.
Un cambiamento strutturale a cui si aggiungono la rivoluzione digitale e l’innovazione high tech: dal wi-fi a bordo, alla dematerializzazione del biglietto cartaceo, ai servizi digitali, oltre all’attenzione sulla qualità del cibo dove trovano spazio anche i prodotti a chilometro zero.
La concorrenza fatta di innovazione, tecnologia, servizi spinge i vettori a tenere basse le tariffe dei biglietti, alimentando il traffico in costante crescita: la Iata stima che nei prossimi 20 anni i passeggeri raddoppieranno dagli attuali 4,3 miliardi. Per fare qualche esempio, entro il 2035 il traffico crescerà del 60% in Spagna, del 50% in Gran Bretagna e Francia, del 35% in Germania e del 30% in Italia, secondo la Iata.
Da protagonisti di questa nuova fase di consolidamento, i vettori low cost sono pronti ad agire da leva aggregante, per evitare di essere a loro volta aggregati in altri gruppi. Ryanair, ad esempio, era decisa a presentare un’offerta per Alitalia prima di essere costretta a ritirarsi dopo lo scoppio del caso delle cancellazioni dei voli. EasyJet è ancora in corsa per la cessione del vettore italiano ed è stata cruciale nella vicenda Air Berlin. Del resto, lo spazio per crescere si è ridotto e per la prima volta dalla loro fondazione potrebbero esplorare ipotesi di espansione per linee esterne, cioè attraverso acquisizioni.
C’è chi sceglie la strada del lungo raggio, come nel caso di Norwegian Air, la low cost che dalla prossima stagione opererà da Malpensa con un volo diretto su Los Angeles mentre da Roma vola già su New York e in futuro farà tappa su Buenos Aires. Collegamenti resi possibili dalla disponibilità di nuovi modelli di aerei che consumano meno, trasportano più passeggeri e hanno un raggio di copertura maggiore come il Boeing 737 Max oppure la nuova famiglia degli Airbus A320 neo, già presenti nelle flotte delle compagnie low cost.
La vicenda Alitalia non è estranea a questa nuova fase di trasformazione del settore: il vettore italiano sarà destinato ad entrare nella sfera di Lufthansa andando a rafforzare uno dei principali gruppi europei, insieme a Iag (British Airways, Iberia e Vueling) e Air France-Klm? oppure diventerà oggetto aggregante per easyJet aprendo nuovi scenari per il settore? Due diversi percorsi per affrontare il nuovo che avanza e garantirsi un posto in prima fila sull'aereo del futuro.
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