Agli italiani Dalian Wanda non dice molto. Fino a quando non si parla di calcio. La conglomerata di Wang Jianlin, terzo uomo più ricco della Cina, è la più grande società di real estate cinese ed è anche il primo gruppo mondiale per la distribuzione cinematografica. Ha anche una divisione sportiva che ora vuole vendere, travolta dai debiti. Con il rating «junk», spazzatura, appena conquistato con Fitch per la sua divisione di Hotel, le proprietà immobiliari legate al turismo, per una storia di capitali off shore bloccati dalle autorità cinesi del suo patron miliardario, da mesi in disgrazia.
Lo sport per Dalian Wanda significa il 20% dell’Atletico Madrid. Ma significa soprattutto Infront, la società svizzera acquisita qualche tempo fa da Wanda. Che controlla, tra le altre cose, i diritti tv della Lega Calcio, i diritti televisivi della Coppa del mondo di sci, lo sponsoring di Milan, Inter, Lazio. Ma anche le gare di triathlon in tutto il mondo del circuito Ironman. Nel cinema, Wanda controlla gli studios Legendary Pictures, le catene di cinema americane Amc Entertainment, Carmike Cinema, le catene di cinema europee Odeon, Uci Cinema e Nordic cinema.
Nei mesi scorsi il governo cinese ha varato nuove regole per gli investimenti all’estero. Con delle restrizioni o addirittura dei divieti per lo shopping in settori ritenuti non strategici o contrari all’interesse nazionale. L’obiettivo è ridurre l’eccessivo indebitamento del sistema bancario e i rischi sistemici per l’intero sistema finanziario della seconda economia mondiale. Proprio oggi il governo cinese ha varato delle nuove regole per il trading dei bond che limitano il leverage, l’effetto leva, così da evitare i rischi di un eccessivo indebitamento del sistema finanziario cinese.
Il Gruppo Wanda per salvarsi dalla prospettiva di un clamoroso fallimento sta considerando la vendita dei suoi asset legati allo sport. Dietro ci sono gli sforzi per cercare di riordinare un portfolio diventato enorme. Portfolio che non rientra più, per linee programmatiche diverse dell’esecutivo cinese, nei piani di sviluppo di Pechino. Vendita o Ipo per gli asset sportivi, valutati dai 10 ai 15 miliardi di dollari: sono gli scenari che si stanno studiando per cercare di «risalire la china» e riprendersi la reputazione perduta in Cina.
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