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Se il c/c te lo gestisce Amazon

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L'Editoriale|Fintech

Se il c/c te lo gestisce Amazon

«Il Fintech è destinato a esplodere nel giro di pochi anni. E potrebbe porre problemi drammatici di tenuta del sistema delle banche, se queste non riusciranno ad adattarvisi rapidamente». Il monito di Giuseppe Vegas nella sua ultima relazione Consob avrà da oggi il suo primo banco di prova. Questo si chiama Psd2, si tratta della direttiva sui servizi di pagamento del mercato interno. Lo scopo del regolatore è quello di renderli più efficienti, sicuri e competitivi. Di fatto aprirà il mercato ai soggetti non bancari.

Ma questo si tradurrà nella fine del business tradizionale delle banche? In Italia, secondo Ernst & Young, il 40% dei risparmiatori dichiara che nel futuro non ci sarà più bisogno di banche tradizionali e PwC sostiene che in Europa l’89% delle banche pensa che parte del proprio business tradizionale possa essere messo a rischio dal Fintech, su prestiti e pagamenti in primis. Con Psd2 si instaurerà una nuova relazione tra banca e cliente. Il vecchio criterio secondo il quale il solo responsabile di una filiale conosce i bisogni del proprio cliente sta per tramontare.

Domani vincerà la sfida chi meglio saprà “usare” (o meglio leggere e elaborare) i dati del cliente per costruirgli una profilatura su misura. Un abito sartoriale fatto con, algoritmi, big data e intelligenza artificiale. Vincerà chi sarà capace di essere più competitivo sulla nuova relazione con il cliente-consumatore-risparmiatore. Il trend sembra inarrestabile. Secondo l’Osservatorio Mobile Payment & Commerce del Politecnico di Milano il comparto dei pagamenti digitali con carta è cresciuto nel 2016 del 9%, e rappresenta oggi un mercato da 190 miliardi di euro.

I risparmiatori sembrano pronti. I pagamenti contactless hanno registrato un +700%. I “new digital payment” (tra cui i pagamenti mobile) hanno superato i 30 miliardi di euro di transato (+ 51% in 12 mesi). I pagamenti elettronici secondo le stime, raggiungeranno nel 2019 i 100 miliardi di euro. Ma questo sembra essere solo il primo passo. Il confine tra offerta di sistemi di pagamento digitali e offerta di prestiti e prodotti di risparmio e investimenti è molto labile. Non solo un cappuccino al bar si potrà pagare con lo smartphone ma forse molto presto qualcuno potrebbe, prima dell’acquisto di un auto o pc, proporti ad esempio una forma conveniente di finanziamento dell’acquisto. Nasceranno migliaia di app, di istituti non bancari, che permettono di scambiare denaro e in futuro forse anche di prodotti di risparmio.

Quello che fa più paura al mondo delle banche tradizionali è proprio la possibile onda d’urto che potrebbe arrivare dai colossi dell’hi-tech. Nell’era di Gafa (Google, Apple, Facebook, Amazon) chi vince è chi ha il “controllo” del cliente. Non importa il tipo di bene che viene acquistato ma l’essenziale è posizionarsi come interfaccia unica del cliente per il soddisfacimento dei suoi bisogni. Così i Gafa che offrono servizi di pagamento, un domani potrebbero anche offrire prodotti di risparmio.

Questa resta, per ora, solo un’ipotesi ma anche una possibile minaccia per il mondo tradizionale dei servizi finanziari. Intanto PayPal ha appena acquisito una quota in Raisin, start-up berlinese che gestisce un sito di conti deposito (Weltsparen.de). Amazon già dal 2011 ha aperto un canale di crediti ai suoi rivenditori più fedeli con numeri importanti (a giugno aveva erogato 3 miliardi di dollari a 20mila piccoli imprenditori). Facebook consente ai suoi utenti Usa di effettuare pagamenti verso i soggetti inclusi nei propri contatti. Alibaba ha lanciato il suo AliPay, mentre Apple e Samsung si sfideranno con l’offerta dei nuovi servizi pay. Il futuro del sistema bancario europeo e del suo business tradizionale dipenderà molto dalle prossime mosse del regolatore e dalle stesse mosse dipenderà anche il grado di efficienza, tutela e sicurezza dei servizi bancari del futuro per il risparmiatore.

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