È l’ultimo salone dell’auto di Detroit per Sergio Marchionne, ma il numero uno di Fca, che entro l’anno lascerà il suo incarico, incontrando la stampa al Cobo Center dove è in corso l’edizione 2018 del Naias, ha l’aria di chi ha «portato a casa il risultato».
Nelle ultime settimane il titolo Fca ha registrato un rally in Borsa e si sospetta che dietro ci sia una fusione. Su questo punto Marchionne ferma ogni ipotesi: «Abbiamo beneficiato del fatto che siamo in linea con i programmi del 2014 e confermato l’obiettivo per il 2018. La Borsa ha apprezzato il lavoro che abbiamo fatto in questi anni».
Marchionne, dopo che per mesi ha insistito sulla necessità per Fca e per l’intera industria dell’auto di fare grande alleanze per abbattere costi, ora è rassegnato. «Non abbiamo più bisogno di partner, adesso possiamo fare da soli». È tranchant il ceo di Fca nel rispondere a una domanda diretta de Il Sole 24 Ore su quale ritiene possa essere il partner ideale.
«Adesso stiamo azzerando il debito, abbiamo livellato il gap di piattaforme con gli altri competitor e ora non abbiamo bisogno di altri. Sono sempre convinto che la mancanza di sinergie globali tra i costruttori sia un danno per l’industria dell’auto. Ma adesso abbiamo portato avanti la scelta di farci tutto in casa, con le nostre forze. E i risultati si vedono».
Infatti Marchionne dichiara che Fca è vicina ad azzerare il debito, e addirittura, il ceo di Fca, che l’anno prossimo lascerà il suo incarico, si spinge a dire, scherzando con la stampa italiana che se dovesse conseguire questo risultato addirittura si metterà la cravatta il primo giugno, quando a Balocco si terrà l’investor day.
Un tema caldo per Fca è quello relativo all’eventuale uscita degli Stati Uniti dal Nafta. «Con lo spostamento della produzione dei veicoli pesanti Dodge Ram, dal Messico al Michigan, a Warren, abbiamo bloccato la possibilità che si produca un danno con il ritiro dal trattato».«Abbiamo corretto l’errore del 2008 quando decidemmo di costruire questi veicoli in Messico, ma abbiamo sbagliato perché il 99% di questi modelli è venduto negli Usa. Correggere l’errore è stato un atto dovuto verso un paese che ci ha dato fiducia anche con la riforma fiscale. E questa ha avuto da parte nostra una risposta rapida». Infatti, Fca proprio per rilanciare lo stabilimento ha messo sul piatto un miliardo di dollari di investimenti.
In più di un’occasione si sono moltiplicati i rumors circa un’eventuale spin-off di Jeep. Marchionne su questo è categorico: «È il marchio che ci garantisce più di altri il futuro» visto il peso sul mercato (il 66%) di suv, crossover e pick-up.
Marchionne si mantiene prudente sui due temi cool dell’automotive: elettrificazione e guida autonoma. Non nega che il futuro sia tracciato e, nell’affermare che marchi come Alfa o Jeep sono meno coinvolti, dice che bisogna stare attenti alle esagerazioni e agli annunci da campo della fantascienza. E, infatti, Marchionne critica alcuni media internazionali per l’hype eccessiva data agli annunci ad alto «effetto wow» su auto volanti, robot car e vetture senza guidatore. «Bisogna avere invece chiaro in testa cosa succederà davvero, altrimenti si rischia di fare un danno all’intera industria».
E proprio per tornare con i piedi, anzi le ruote per terra, Sergio Marchionne, sempre rispondendo a un’altra domanda del Sole 24 Ore, sembra possibilista circa l’arrivo in Europa della Fiat Argo, una compatta di segmento B costruita e venduta in Brasile e che potrebbe diventare la futura Punto che monta un motore tre cilindri competitivo con l’offerta di Ford, Vw e Psa. «Non abbiamo ancora deciso – dice Marchionne – ma vi daremo una risposta il primo giugno a Balocco, alla presentazione del piano industriale».
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