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Dieci grafici essenziali per capire come si muoveranno i mercati

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il sondaggio tra gli investitori

Dieci grafici essenziali per capire come si muoveranno i mercati

(Afp)
(Afp)

Inflazione e rischio crack del mercato obbligazionario. Questi sono i principali fattori di rischio per i mercati secondo il 36% dei grandi gestori che hanno partecipato al consueto sondaggio mensile tra gli operatori effettuato da Bank of America Merrill Lynch. Un elemento nuovo che non era emerso nell’analogo sondaggio realizzato un mese fa in cui era soprattutto il potenziale errore nelle scelte di politica monetaria di Fed e Bce a dominare nella classifica dei rischi.

La percezione degli investitori è evidentemente stata influenzata dalla brusca ondata di vendite che ha colpito il mercato obbligazionario nelle prime settimane del 2018. Un trend che ha avuto il suo epicentro negli Stati Uniti dove i Treasury hanno sperimentato una netta risalita dei rendimenti. In particolare sulle brevi scadenze: il tasso a due anni americano è tornato al 2 per cento come non accadeva dal 2008.

Cosa ha innescato questo storno sui bond? In primo luogo il via libera alla riforma fiscale negli Usa. Una manovra di stimolo senza precedenti che farà crescere il deficit federale americano di mille miliardi di dollari nei prossimi 10 anni. In secondo luogo le aspettative sulle politiche monetarie delle altre grandi banche centrali che potrebbero seguire la Fed sulla strada della “normalizzazione” del costo del denaro. Oggi il 9% degli investitori si dice convinto che la politica monetaria sia troppo espansiva.

È il livello più alto dal 2011.

È convinzione comune che le banche centrali abbiano esaurito le loro munizioni e che, alla luce dei segnali positivi in arrivo dall’economia, la stretta sia inevitabile. Il 78% degli investitori si dice convinto che nei prossimi 12 mesi i tassi a livello globale saranno più alti.

In questo contesto non c’è da stupirsi del fatto che oggi la strategia prevalente tra i grandi gestori sia quella di ridurre l’esposizione sulla componente obbligazionaria del proprio portafoglio. Il 67% degli intervistati ha dichiarato di voler “sottopesare” i bond.

È il peggior dato da quattro anni.

La riduzione dei bond è compensata da una crescita delle azioni. Il 55% degli intervistati ha dichiarato di voler aumentare la propria esposizione in equity.

È il miglior dato da due anni a questa parte.

Non tutto il mercato azionario offre oggi le stesse opportunità di crescita. Tra i gestori è prevalente la convinzione che la Borsa americana, che ha corso molto negli ultimi anni, abbia un minor potenziale.

Non è un caso che il 17% dei gestori abbia dichiarato di voler ridurre l’esposizione su Wall Street.

Molto migliore è la considerazione sul mercato azionario del Vecchio Continente. Soprattutto nell’area della moneta unica la cui economia è tornata a crescere in maniera convincente anche nei Paesi periferici come l’Italia. Il 45% dei gestori che hanno partecipato al sondaggio ha dichiarato do voler aumentare l’esposizione sulle Borsa dell’area euro. Una quota superiore alla media storica.

Gli investitori continuano a vedere buone opportunità nelle Borse dei Paesi emergenti. Il 41% ha dichiarato di voler aumentare l’esposizione su questa classe di investimento

Tra le aree geografiche meno gettonate si segnala invece il Regno Unito. Le incognite sulla Brexit hanno spinto il 36% dei gestori ha dichiarare di voler ridurre l’esposizione sul mercato azionario britannico. Un pessimismo che non si vedeva dalla grande crisi finanziaria del 2008.

Nonostante il rally degli ultimi anni e le valutazioni elevate il settore tecnologico continua a restare tra quelli a maggior potenziale. Oltre il 30% ha dichiarato di voler aumentare l’esposizione sul comparto. Bene anche le banche, favorite dalla prospettiva di un rialzo dei tassi, e l’industria. Poco gettonati invece i settori tradizionalmente “difensivi” come le telecom, le utilities o i beni di consumo non discrezionali.

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