Le condizioni dell’industria petrolifera venezuelana stanno precipitando in modo più rapido del previsto. La produzione di greggio è letteralmente crollata a dicembre, riducendosi ad appena 1,6 milioni di barili al giorno: un livello al quale non scendeva da decenni, fatta eccezione per il periodo degli scioperi del 2002-2003, quando per un paio di mesi si era quasi azzerata.
Le cifre sono ufficiali, trasmesse dalla stessa Caracas all’ufficio studi dell’Opec, e dipingono un quadro drammatico per il Paese, che attraversa una terribile crisi economica e umanitaria e che conta proprio sul petrolio come unica fonte di entrate in valuta pesante.
Rispetto a novembre le estrazioni sono diminuite di ben 216mila barili al giorno, mentre nel giro di un anno il Venezuela ha perso addirittura 650mila bg, ossia quasi il 30%: un disastro che ha pochi precedenti nella storia, soprattutto in assenza di conflitti.
In Libia la guerra civile ha fatto crollare l’output da 1,6 mbg ai tempi di Gheddafi fino a meno di 200mila bg nel 2015 (oggi il Paese è risalito a circa 1 mbg), ma il calo della produzione petrolifera era stato contenuto intorno al 20% in Russia durante il collasso dell’Unione sovietica. Anche l’Iraq, dopo l’invasione americana del 2003, aveva perso circa un quinto della produzione.
Il Venezuela – che è il Paese con le maggiori riserve di petrolio al mondo – sta perdendo quota a una velocità impressionante nella classifica dei produttori. Il crollo di fine 2017 è probabilmente legato anche alla campagna di arresti per corruzione, che ha decimato i dirigenti di Pdvsa e portato in carcere anche l’ex ministro del Petrolio Eulogio Del Pino. Al suo posto (oltre che al vertice della compagnia di Stato) si è insediato Manuel Quevedo, un generale che non ha nessuna esperienza nel settore degli idrocarburi.
Solo la settimana scorsa Quevedo aveva assicurato che la produzione di greggio era in recupero, con l’obiettivo di ritornare a 2,4 mbg nel 2018. In realtà le attività di Pdvsa sono semi-paralizzate e le estrazioni potrebbero calare ulteriormente, portandosi a 1,3 mbg secondo Francisco Monaldo, economista venezuelano professore alla Rice University, negli Usa.
La compagnia, che è già andata in default su diverse obbligazioni, fatica a pagare i fornitori e da oltre un mese non versa interessi sul debito. La settimana scorsa ha subito il sequestro di un carico di greggio, su richiesta di un gruppo di creditori che reclamano il pagamento di 30 milioni di dollari.
La vicenda è un grave segnale di quello che potrebbe accadere nei prossimi mesi. Secondo quanto riferisce Argus, la petroliera – una Aframax, con capacità di carico di 600-700mila barili – si troverebbe all’ancora a Curaçao, isola caraibica che faceva parte delle Antille olandesi, in cui Pdvsa possiede impianti di raffinazione e stoccaggio. Il sequestro nascerebbe da una disputa con alcuni armatori.
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