Ricordate la cartolarizzazione dei mutui subprime, il business un tempo molto in voga che nel 2008 portò il sistema finanziario mondiale a un passo dall’implosione? Era il famoso processo di “securitisation”, ossia l’impacchettamento di prestiti immobiliari da parte delle banche in titoli obbligazionari tranquillamente vendibili sul mercato, i cosiddetti “Asset Backed Securities” (Abs). All’interno della grande famiglia degli Abs c’erano infatti le obbligazioni bancarie “mortgage backed securities”, garantite appunto dai mutui sulle case.
Un business molto profittevole per le banche, che prima del 2007 impacchettarono nei loro Abs una montagna di mutui subprime trasferendo rischi enormi ad altre istituzioni finanziarie ignare dei pericoli, con il risultato appunto di aver portato la finanza mondiale sull’orlo del baratro. Diventato l’emblema della crisi del 2008, il business in questione è passato di moda. Oggi siamo lontani dai 2700 miliardi di dollari di titoli che circolavano dieci anni fa, anche se all’inizio del 2017 resistevano ancora qualcosa come 823 miliardi di dollari di obbligazioni garantite da mutui immobiliari, cifra superiore al Pil di nazioni come Olanda o Svizzera.
Ora l’antico business della cartolarizzazione dei mutui sta tornando alla ribalta grazie alla blockchain, la tecnologia distribuita che ha reso possibile l’avvento del Bitcoin e delle altre criptovalute. Si tratta in pratica di un sistema che registra e archivia tutte le transazioni che avvengono all’interno della Rete, eliminando la necessità di terze parti “fidate”. Ogni nodo del network svolge un ruolo specifico nella verifica delle informazioni, inviandole al successivo in una catena composta da blocchi (”blockchain”, appunto).
Ma cosa c’entra la tecnologia del Bitcoin con i mutui? Un consorzio di grandi banche tra le quali spiccano i nomi di Credit Suisse e Wells Fargo, ma anche di Western Asset Management e Us Bancorp, ha annunciato di aver testato con successo l’utilizzo della blockchain proprio per gestire le cartolarizzazioni dei prestiti. «Un compito complesso - spiega David Rutter, amministratore delegato di R3, la startup tecnologica che lavora con il consorzio di banche - che coinvolge una moltitudine di attori diversi con montagne di dati e di documenti». Difficile da gestire ma non certo impossibile per una tecnologia distribuita di questo tipo.
La blockchain rappresenta una rivoluzione per il mondo del business, spiegano gli analisti di PwC, finanza compresa. «Due dei bastioni di questa tecnologia, il sistema di validazioni distribuito e i cosiddetti “contratti intelligenti”, porteranno a un grande miglioramento al sistema di cartolarizzazione dei mutui immobiliari, oggi ancora poco efficiente» spiegano Pamela Johnston e Tim Davis di PwC. «La blockchain per esempio rappresenta un ottimo sistema per monitorare ogni singolo componente del titolo cartolarizzato, ma anche per validare tutte le transazioni immediatamente e automaticamente, con piena trasparenza e tracciabilità».
Una tecnologia di questo tipo, se usata in modo corretto, avrebbe probabilmente evitato gli eccessi dell’era pre Lehman sugli Abs, e le tragiche conseguenze che ricordiamo tutti. Ma la strada che porterà la blockchain a diventare la spina dorsale di ogni transazione è ancora lunga: la fase di sperimentazione è appena iniziata, e mancano ancora degli standard internazionali condivisi a livello mondiale su questa tecnologia. Ma buona parte degli esperti concorda: questo è il futuro.
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