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Facebook contro le criptovalute e le Ico: vietate le pubblicità

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intanto bitfinex e Tether nel mIrino negli usa

Facebook contro le criptovalute e le Ico: vietate le pubblicità

  • – di Redazione online
(Reuters)
(Reuters)

Il social network contro le criptovalute. Facebook sferra un colpo basso al bitcoin e alle sue mille derivazioni vietando le pubblicità che promuovono le criptovalute e le initial coin offering, con le quali le start up raccolgono fondi distribuendo token. L'entrata a gamba tesa del social media nel far west delle criptomonete un effetto immediato lo ha ottenuto subito, visto che il Bitcoin è sceso sotto i 10.000 dollari arrivando a perdere il 28% dall'inizio di gennaio, 11% solo nelle ultime ore.

L'annuncio di Facebook è stato affidato a un post: la nuova norma vieta gli spot di «prodotti e servizi finanziari che sono associati frequentemente con pratiche promozionali ingannevoli» incluse le criptovalute e le Ico. Un divieto - spiega Facebook -«intenzionalmente» ampio per consentire il tempo necessario per affinare il processo di identificazione e soppressione delle pubblicità ingannevoli.

«Vogliamo che la gente continui a scoprire nuovi prodotti e servizi tramite le pubblicità di Facebook senza paura di truffe. Diverse aziende che pubblicizzano ora Ico e criptovalute non operano però in buona fede», mette in evidenza il responsabile della gestione del prodotto del colosso social media, Rob Leathern.

L'affondo di Facebook arriva mentre entrano in vigore norme più stringenti per le criptovalute in Corea del Sud e le autorità americane alzano il tiro sulle piattaforme di scambio del Bitcoin e le sue sorelle, segnalando un crescente interesse per un mercato ancora senza regole e in corsa sfrenata da mesi.

Le criptovalute, pur non rappresentando un rischio per la stabilità finanziaria, non devono diventare dei «nuovi conti svizzeri», ammonisce il segretario al Tesoro americano, Steven Mnuchin, dicendosi preoccupato per l'uso delle criptomonete da parte di criminali.

Bifinex e Tether nel mirino delle Authority Usa
All'avvertimento di Mnuchin si aggiunge l'azione della Commodity Futures Trading Commission statunitense, che ha iniziato a scrivere un nuovo capitolo chiedendo documentazione a Bitfinex e Tether. La prima è la maggiore piattaforma di scambio di valute digitali e la seconda (ma il ceo è lo stesso) è una società che emette un token, una nuova valuta digitale che ha valore nominale di un dollaro e che viene “stampata” virtualmente da Bitfinex senza alcun controllo (in circolazione ci sarebbero tether per oltre 2,3 miliardi di dollari) e opponendo finora spiegazioni del tutto prive di prove a sostegno. Insomma, una sorta di “banca centrale” delle criptovalute fino ad ora al di fuori di ogni controllo.

Bitfinex, come ha scritto il Sole il 18 dicembre scorso, si basa su una struttura societaria che va dalle Isole Vergini a Hong Kong . È stata oggetto di attacchi hacker risolti spalmando le perdite sui clienti. La Borsa Cme (Chicago Mercantile Exchange, che opera su futures e opzioni di commodity) l'ha esclusa dall'elenco delle piattaforme da cui prendere i prezzi per i futures e le banche Usa hanno interrotto ogni relazione, impedendo l'operatività per i clienti statunitensi. Infine, la Commodity Futures Trading Commission l'ha già multata per «avere offerto transazioni in Bitcoin finanziate illegalmente fuori-Borsa da risparmiatori». Ma, come si diceva, questa soria è soltanto all’inizio. (Al.An.)

- Si legga anche su ECONOPOLY: La banca centrale delle criptovalute esiste o è solo l'ultimo gioco di prestigio?

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