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Se i gestori vanno a scuola dal Bitcoin

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Se i gestori vanno a scuola dal Bitcoin

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(Reuters)
(Reuters)

Lavori in corso. Il cartello appeso sulla porta di quasi tutte le case d’investimento segnala i cantieri aperti per adeguarsi alle dinamiche di mercato, non solo a quelle legate allo “tzunami” regolamentare. Il livello minimo dei rendimenti offerti dalle asset class a basso rischio e la trasparenza sui costi dei prodotti, stanno spingendo il settore del risparmio gestito verso una trasformazione dei modelli distributivi.

In questo quadro, le nuove tecnologie promettono soluzioni per accrescere la competitività e accedere a segmenti di mercato prima difficilmente raggiungibili a causa dei costi di acquisizione clienti. In particolare l’ultima frontiera valicata dalle case di gestione è quella della blockchain per ottimizzare i costi di distribuzione. Non solo Sgr indipendenti come AcomeA, che ha lanciato l’app Gimme5 per investire piccole somme su un fondo con uno smarthphone, ma anche grandi case di gestione controllate da gruppi bancari sono interessate alla tecnologia che favorisce la disintermediazione. Natixis e Bnp AM, con le rispettive banche depositarie, hanno avviato e concluso dei test per processare transazioni sui fondi - dall’invio all’esecuzione dell’ordine - attraverso FundsDlt, una piattaforma nata dalla collaborazione tra Fundsquare, InTech e Kpmg Luxembourg, che utilizza la tecnologia blockchain. «L’aspetto più rilevante - spiegano da Bnp Paribas - è che la blockchain facilita il processo di una transazione di un asset all’interno di un network tra i soggetti autorizzati a partecipare. Nei nostri test la transazione del fondo è avvenuta utilizzando solo due partecipanti». Al momento non è possibile effettuare transazioni in fondi con la blockchain senza appoggiarsi a una banca che rimane la responsabile della transazione. «Il modello - spiega Paolo Brignardello, responsabile marketing di Fundsquare - è relativamente semplice: il mantenimento di un registro degli investitori in maniera digitale e decentralizzata, consente di rispondere in ogni istante alla domanda: “Chi detiene cosa”. Nel caso dei fondi questo consente di creare un’infrastruttura decentralizzata per la gestione delle transazioni e tenuta delle posizioni, dove ogni operatore della catena della distribuzione interagisce, senza dover replicare l’informazione, generando efficienze per transazioni, pagamenti e riconciliazioni». L’obiettivo è avere un modello operativo che, in maniera trasparente, permetta a un investitore di accedere direttamente al registro, limitando a un semplice monitoraggio sui flussi le attività di backoffice dei vari attori interposti tra fondo e cliente finale. «Se poi consideriamo - aggiunge Brignardello - le possibilità offerte dalla direttiva Psd2 e i nuovi ruoli di terze parti, attraverso l’infrastruttura decentralizzata si potranno ottimizzare anche i flussi di pagamento tra cliente finale e fondo». Si apre quindi la strada alla disintermediazione attraverso una tecnologia nata con le criptovalute, ma che ha l’obiettivo di diventare un’infrastruttura di mercato per acquistare e vendere fondi senza appoggiarsi a una banca. Ed è significativo che ad aprire la via siano entità di matrice bancaria.

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