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Governance Generali alla revisione

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Governance Generali alla revisione

Allo stato attuale è solo un’ipotesi attorno alla quale si starebbe ragionando ma il tema sarebbe comunque già stato posto all’attenzione del ceo delle Generali, Philippe Donnet. A un anno dalla staffetta al vertice che ha portato all’uscita di Alberto Minali dalle prime linee della compagnia e all’ascesa di Luigi Lubelli in qualità di chief financial officer, i grandi soci, ma non solo, avrebbero iniziato a interrogarsi sulla necessità di rafforzare la direzione finanziaria. Casella, quest’ultima, cruciale per un gruppo come il Leone che ha oltre 450 miliardi di asset in gestione.

La questione sarebbe emersa a valle di almeno due differenti occasioni. Durante un consiglio di amministrazione della società alcuni membri del board non avrebbero ricevuto, a parer loro, risposte esaustive rispetto ad alcune questioni poste su tematiche prettamente economiche. Lo stesso sarebbe accaduto durante un vertice ristretto tra il ceo Donnet, accompagnato dal cfo Lubelli, e i grandi azionisti, Mediobanca, Francesco Gaetano Caltagirone, Leonardo Del Vecchio e la famiglia De Agostini.

Questi due recenti episodi, come spiegano alcune fonti vicine all’azionariato, avrebbero convinto i soci a discutere della questione e a porla all’attenzione del management. La società, interpellata, non ha voluto in alcun modo commentare. Di certo, però, la palla a questo punto è nel campo dell’amministratore delegato, l’unico che ha potere in materia. Come è noto, a gennaio di due anni fa si è consumato il divorzio tra Mario Greco e la compagnia. Separazione che ha portato, nei mesi successivi, alla nomina di Donnet ad amministratore delegato e a quella di Minali, già cfo, a direttore generale. La diarchia, però, ha retto poco meno di un anno poi, sulla scorta evidentemente di divergenze non sanabili tra le due figure apicali, il direttore generale, protagonista assieme a Donnet e Greco del turnaround finanziario del Leone, ha lasciato il gruppo. L’esperimento, nato come compromesso per trattenere due manager fortemente apprezzati dal mercato e dai soci, non ha funzionato. E in virtù di ciò a gennaio 2017 si è deciso di rimettere mano alla governance per nominare un nuovo cfo, Luigi Lubelli, che da un anno e mezzo era stato messo a capo del corporate finance di gruppo. Ora, da più parti, tutte però esterne alle dinamiche della società, verrebbe chiesto al ceo - che continua a raccogliere per le sue competenze industriali la fiducia del mondo finanziario e dei soci - un nuovo equilibrio. Si vedrà con quale esito.

Di certo in questo quadro non si può non tener conto di quelle che potrebbero essere le variabili future in materia di assetto azionario. Recentemente è emerso che la famiglia Benetton, che detiene già poco meno dell’1%, è intenzionata a salire in maniera importante nel capitale del gruppo, superando la fatidica soglia del 2%. Allo stesso tempo Mediobanca, che pure non ha alcuna necessità di capitale, ha mantenuto a piano l’ipotesi, a precise condizioni di mercato, di cedere fino al 3% del Leone. Caltagirone, poi, a certi prezzi potrebbe arrotondare ancora la propria quota. La compagine appare dunque in movimento.

Nel mentre, Generali si appresta a chiudere il bilancio 2017. I dati verranno presentanti il prossimo martedì ma le attese del mercato sono positive. In un recente report Autonomus ha portato il proprio giudizio da neutral ad outperform e lo ha fatto per quattro ragioni: perché Generali ha una posizione di capitale molto forte; perchè il piano di dismissione degli asset non strategici sta procedendo come sperato con un incasso stimato superiore ai 600 milioni; perché è atteso un rimescolamento azionario; e infine perchè lo scenario dei tassi appare più favorevole.

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