La vicenda della Saipem 12000, bloccata al largo di Cipro dai giochi di guerra della Turchia, ricorda quella di due celebri vasi: il vaso di coccio manzoniano, «costretto a viaggiare in compagnia di molti vasi di ferro», ma anche il vaso di Pandora che nella mitologia greca conteneva tutti i mali del mondo.
La nave di perforazione si trova nell’area per compiere attività legittime, nel rispetto dei contratti commerciali con Eni e Total e degli accordi internazionali che definiscono i confini delle acque territoriali, ma è di fatto divenuta ostaggio di una rischiosa partita diplomatica, che oltre ad Ankara e Nicosia coinvolge la Grecia, l’Egitto e, sempre di più, l’Italia e l’Unione europea (di cui anche Cipro fa parte). Un vaso di coccio insomma, costretto alla paralisi al costo di 600mila dollari al giorno.
Ma c’è di più. Le esplorazioni in mare di fronte a Cipro – così «promettenti» da evocare analogie col supergiacimento egiziano di Zohr – sembrano aver sollevato il coperchio che comprimeva, sempre più a fatica, le infinite e antiche tensioni geopolitiche che percorrono il Mediterraneo: tutti i mali del mondo, o quasi.
È uno scherzo del destino che la scoperta che ha fatto esplodere la crisi porti anch’essa un nome mitologico: Calypso, come la ninfa che per sette anni trattenne Ulisse, pazzo d’amore, prigioniero su un’isola.
Cipro, l’isola al centro delle vicende odierne, non sapeva nemmeno di possedere riserve di idrocarburi fino al 2011. E anche la scoperta del giacimento Afrodite, avvenuta in quell’anno, non era bastata a liberarla dalla dipendenza energetica, al punto che tuttora le sue centrali bruciano gasolio per produrre energia elettrica.
Se Afrodite era troppo piccolo per giustificare una corsa allo sviluppo (non solo dei pozzi, ma delle infrastrutture di trasporto), con Calypso lo scenario potrebbe tuttavia cambiare, mettendo in moto una serie di reazioni a catena che ad Ankara – e non solo ad Ankara – sollevano inquietudini.
La Turchia è territorio di transito del Corridoio Sud – con il gasdotto Tanap che si connette al Tap per portare le forniture del Caspio in Grecia e in Italia – e i suoi consumi di energia crescono rapidamente, ma è rimasta del tutto estranea alla corsa alle esplorazioni che ha invece coinvolto gli altri Paesi affacciati sul Mediterraneo orientale: dapprima Israele, dove sono stati scoperti Leviathan e Tamar, poi l’Egitto – che smetterà di importare gas grazie a Zohr – e adesso anche Cipro, l’isola che Ankara ha sempre visto come il fumo negli occhi e cercato di sottrarre all’influenza greca.
Ancora oggi Cipro è divisa, con la parte settentrionale sotto controllo turco. Le dispute sulle acque territoriali sono solo un aspetto della contesa, che le scoperte di gas hanno fatto balzare in primo piano.
Anche con l’Egitto le relazioni, già difficili, sono peggiorate a causa di rivendicazioni analoghe: Ankara ha rinnegato un accordo del 2013 sui confini marittimi e pochi giorni fa il Cairo ha minacciato di «contrastare» qualunque evenutale violazione dei suoi diritti sull’area.
È probabile che la Turchia a questo punto tema non solo di essere tagliata fuori dallo sfruttamento dei giacimenti del Bacino del Levante, ma anche di veder sminuito il suo ruolo come crocevia dei gasdotti. Cipro è infatti già coinvolta nel progetto EastMed, gasdotto difficile e costoso (ma cofinanziato dalla Ue) che ha guadagnato l’appoggio di Israele – altro Paese che con Ankara sta facendo scintille – della Grecia e dell’Italia.
È impossibile che durante la visita del presidente turco Tayyip Erdogan in Italia, avvenuta solo una decina di giorni fa, non si sia parlato anche di scenari energetici. Lo stesso Erdogan ha raccontato al quotidiano turco Hurryiet di aver espresso la sua «preoccupazione» per i «passi sbagliati» dell’Eni al presidente Sergio Mattarella e al premier Paolo Gentiloni.
La compagnia di San Donato non ha partecipato alla cena di gala organizzata per la delegazione turca con gli imprenditori italiani all’Excelsior di Roma. Ma di lì a poco avrebbe annunciato la scoperta di Calypso, oltre a siglare due contratti di esplorazione in Libano, in acque parzialmente contese da Israele: un’altra leva sotto il coperchio del vaso di Pandora del Mediterraneo.
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