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Nuova crisi del gas tra Russia e Ucraina: Ue «preoccupata»

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la lite di gazprom

Nuova crisi del gas tra Russia e Ucraina: Ue «preoccupata»

(Ansa)
(Ansa)

Sarà la primavera, insieme ai tempi lunghi di giustizia e diplomazia, ad evitare ai mercati del gas di precipitare in una lunga e difficile crisi. Dopo i record dei giorni scorsi, i prezzi del combustibile ieri sono crollati quasi ovunque in Europa: in Italia sono addirittura dimezzati, tornando sotto 30 euro per Megawattora al Punto di scambio virtuale (Psv). Merito delle previsioni meteo, di nuovo clementi, che hanno permesso di controllare l’emotività di fronte agli sviluppi dell’eterna disputa tra Russia e Ucraina.

C’è stata infatti un’ulteriore escalation nella vicenda, che a questo punto solleva rischi concreti (benché probabilmente non immediati) per le forniture di Mosca ai clienti europei.

Gazprom non solo ha smesso senza preavviso di rifornire Kiev, costringendola a misure d’emergenza per non restare al freddo, ma ha anche avviato le pratiche per rescindere tutti i contratti con Naftogaz: sia quelli relativi alla vendita di gas, sia – ed è questo che solleva allarme anche oltre i confini ucraini – quelli relativi al transito nei metanodotti, tubi da cui passa metà del gas russo diretto verso la Ue. La procedura che Gazprom ha scelto di percorrere, attraverso la Corte arbitrale di Stoccolma, lascia immaginare che passerà molto tempo prima di arrivare a una vera interruzione dei rapporti commerciali.

La società russa, non solo per obblighi contrattuali, ma per la sua stessa sopravvivenza, non può permettersi di fare a meno dei clienti europei. Ed è probabile che questa mossa rientri in una partita a scacchi ben più ampia, che la vede contrapposta alle autorità europee su più fronti: dalle inchieste Antitrust al braccio di ferro per il raddoppio del Nord Stream, il gasdotto che collega la Russia direttamente alla Germania.

La notizia della rottura dei contratti con Naftogaz ha comunque fatto sobbalzare molti operatori, prima che subentrasse la razionalità. Anche perché la Commissione europea, tutto tranne che filorussa in tema di energia, non ha perso l’occasione per soffiare sul fuoco.

«La situazione – ha commentato il vicepresidente con delega all’Unione energetica Maros Sefcovic – solleva preoccupazioni non solo in relazione alle forniture di gas all’Ucraina, ma probabilmente anche per il transito di gas verso la Ue». Sefcovic ha anche offerto la mediazione di Bruxelles in un nuovo dialogo trilaterale, ricordando che il metodo «in passato ha dimostrato di essere efficace per risolvere situazioni di disaccordo». Mosca è da anni ai ferri corti con Kiev, al punto da aver combattuto una guerra per annettersi la Crimea. E da anni progetta di aggirare il territorio ucraino mediante nuovi gasdotti, il Nord Stream 2 e il Turkish Stream (che peraltro non avrebbe ancora ottenuto tutti i permessi in Turchia). Ma oggi Gazprom non può fare a meno delle reti di Kiev per raggiungere il mercato europeo.

Quasi metà dell’export di gas russo passa tuttora dall’Ucraina: 93,5 miliardi di metri cubi l’anno scorso su un totale di 194 miliardi, diretti soprattutto ai clienti Ue (che nel 2017 hanno acquistato un volume record di 165 miliardi di mc).

Il contratto sui transiti che è oggetto delle dispute scadrebbe comunque nel 2019, con rischi notevoli in caso di mancato rinnovo, per Gazprom e non solo, se non ci fossero canali di trasporto alternativi. A questo punto Mosca ha in mano un’ottima carta da giocare nella trattative con Bruxelles.

In questi giorni di gelo, con consumi a livelli da primato e difficoltà di rifornimento dal Nord Europa, il gas russo si è rivelato per l’ennesima volta una risorsa preziosa. Per nove giorni consecutivi Gazprom ha spinto a livelli da primato l’erogazione: ieri è arrivata al record storico di 718 milioni di mc.

«Solo noi possiamo aumentare le forniture ai clienti europei ai massimi livelli e con una velocità a rotta di collo», si è vantato il ceo Alexey Miller con l’agenzia Bloomberg. Ed è innegabilmente vero.

Ad accusare difficoltà per ora è solo l’Ucraina, che accusa Gazprom di «azioni irresponsabili» e minaccia il sequestro di beni in caso di mancato pagamento dei 2,6 miliardi di dollari di danni riconosciuti dalla Corte di Stoccolma.

Privata dei 20 milioni di mc di gas al giorno che avrebbe dovuto ricevere a marzo dai russi, Kiev ha chiuso le scuole per 4 giorni e attivato centrali a olio combustibile. Ma ha già ricevuto una prima offerta di forniture alternative dalla polacca PGNiG.

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