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L’export Usa accelera e spinge il mais ai massimi da 8 mesi

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L’export Usa accelera e spinge il mais ai massimi da 8 mesi

Gli Stati Uniti sono una potenza in declino nel settore dell’agricoltura, ma restano la bussola per le quotazioni internazionali di cereali e semi oleosi.

L’Argentina, terzo produttore mondiale di mais e soia, è afflitta dalla peggiore siccità da almeno trent’anni, che sta letteralmente devastando le sue coltivazioni. Ma il rapporto mensile dell’Usda, pur confermando le difficoltà del Paese sudamericano, è stato letto soprattutto in chiave americana al Chicago Board of Trade (Cbot).

I semi di soia quasi non hanno reagito alle nuove stime, mentre il mais si è impennato, spingendosi fino a 3,92 dollari per bushel, il massimo da Ferragosto.

I tecnici del Governo Usa confermano le ottime prospettive di esportazione, legate alla minor concorrenza dei sudamericani, e un maggiore impiego di mais per la produzione di etanolo sul mercato domestico. Risultato: le scorte americane a fine stagione dovrebbero ridursi più delle attese (pur restando molto elevate, 54 milioni di tonn, contro i 58 milioni del 2016-17).

Washington ha accelerato fortemente le esportazioni, arrivando a spedire all’estero quasi 13 milioni di tonnellate di mais negli ultimi due mesi, una performance che non si vedeva da oltre vent’anni.

Sul mercato della soia (e su quello del grano) non è altrettanto competitiva. Sarà il Brasile, ormai da anni primo fornitore mondiale, a supplire alle carenze argentine di soia con un export di 70,5 milioni di tonn. (+11,7%), contro 56,20 milioni per gli Usa (-5%).

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